
Dopo lo sciopero della scuola quale futuro per la trattativa sul tutor?
Lo sciopero del 15 novembre scorso ha dato un segnale forte e chiaro, anche se, come al solito, le cifre sull’adesione sono state contrastanti.
Se anche fosse fondata la cifra comunicata dal Miur (poco più del 36% sulla base della consueta indagine campione) ben lontana da quella dichiarata dai sindacati (oltre il 70%), non si può ritenere che rappresenti un insuccesso. Se fosse vera quest’ultima, si tratterebbe di una partecipazione massiccia.
Roma ha visto due manifestazioni concomitanti e distinte, entrambe di alta partecipazione: quella confederale e quella dei Cobas.
Ma ora, che si fa? Delle due questioni in trattativa all’Aran – tutor e misure di sostegno agli anticipi nella scuola dell’infanzia – la seconda ha perso parte della sua incisività, dopo l’emanazione del provvedimento con il quale il Miur ha assegnato (per gli anticipi e per le liste di attesa) 408 nuovi posti di organico docenti.
Sul tutor incombe tuttora l’ambivalenza di posizione all’interno del movimento sindacale: evitare comunque l’accordo oppure cercare una soluzione che attenui il più possibile l’effetto di cambiamento della nuova funzione.
Nell’uno o nell’altro caso potrebbe prospettarsi una soluzione molto lontana da quella attesa dal Miur che, a questo punto, potrebbe adattarsi, con un esercizio di realismo, a prendere quel che viene pur di non lasciare in mezzo al guado la riforma e la scuola.
Si attende ora una nuova convocazione da parte dell’Aran.
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