Dopo le elezioni/1. ‘Larghe intese’ per la scuola?

La scuola potrebbe rientrare nel ristretto novero delle materie oggetto di intesa istituzionale tra la maggioranza e l’opposizione uscite dalle elezioni del 9 e 10 aprile?
E’ presto per dirlo, ma non è senza significato che tra i segnali di fumo che le due coalizioni si stanno scambiando per trovare una via d’uscita dalla difficile situazione politica e parlamentare creata dai risultati elettorali si sia accennato anche al tema della scuola.
Lo ha fatto per esempio il presidente uscente Berlusconi nella lettera inviata al “Corriere della Sera“, pubblicata sabato 15 aprile, sia pure in forma indiretta. Dopo aver sollecitato l’Unione a “non escludere per principio” una “intesa parziale, limitata nel tempo, per affrontare le immediate scadenze istituzionali, economiche e internazionali del Paese“, Berlusconi elenca le materie sulle quali la coalizione da lui guidata andrebbe alla scontro frontale “nel caso in cui prevalesse una linea estremista“: nell’ordine, la tassazione come strumento di redistribuzione della ricchezza, la legge Biagi, la riforma della scuola e quella delle pensioni.
Insomma, se la maggioranza di centro-sinistra provasse a intervenire su queste materie senza una qualche forma di coinvolgimento, larga intesa o altro marchingegno di dialogo con l’opposizione, questa non farebbe sconti sull’iter parlamentare dei provvedimenti. Decifrato, il messaggio berlusconiano significa che per la riforma Moratti potranno essere fatte passare – sempre che la nuova maggioranza non riesca ad approvarle con le proprie forze – solo modifiche parziali, correzioni di rotta in sede di attuazione, forse un limitato numero di emendamenti alla legge 53, ma certo non l’abrogazione della legge. Che, peraltro, non è prevista nel programma dell’Unione, ma è stata richiesta con forza, almeno in campagna elettorale, dalla sua ala sinistra (Rifondazione, Comunisti italiani, Verdi) e dai movimenti del comitato “Fermiamo la Moratti”.