Dopo gli scioperi

Il solito rituale del dopo sciopero: guerra di cifre sulle adesioni con tesi ovviamente contrapposte tra sindacati e Amministrazione scolastica. Ma questa volta c’è qualcosa di più, che va ben oltre l’aspetto quantitativo.
Conta infatti poco che le adesioni allo sciopero della Cgil-scuola e dei Cobas siano state pari al 25,43% (dati del Miur) oppure quasi il doppio (dati sindacali), e quelle precedenti di Cisl, Uil, Snals, Gilda e Uinicobas siano state del 14,68% (Miur) o più del doppio (secondo i sindacati). Conta ora il nuovo rapporto di forza che sembra essersi creato nel sindacalismo scolastico.
I numeri hanno dato ragione alla Cgil, inutile negarlo, cioè all’organizzazione sindacale che ha più di tutte radicalizzato lo scontro e la rivendicazione. Gli altri partner sindacali escono indubbiamente indeboliti dal confronto indiretto.
Quali le possibili conseguenze? Da esponenti della sinistra sindacale già escono proclami di “de profundis” per il Patto per l’Italia, che, come si sa, ha un peso centrale anche nell’atto d’indirizzo per il rinnovo contrattuale della scuola.
Tutto questo può portare le delegazioni sindacali ad assumere posizioni distinte nella contrattazione, con buona pace per risultati condivisi e ravvicinati. Il contratto potrebbe rischiare di slittare a primavera. E un fronte sindacale diviso certo non rafforza la posizione del personale della scuola.
Anche il dibattito sulla proposta di riforma scolastica potrà risentirne, con una diminuita capacità delle Organizzazioni sindacali di incidere su possibili modifiche.