Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Docenti di sostegno: quel 70% che non tiene più

C’era una volta la mancanza di stabilizzazione del sistema di integrazione degli alunni con disabilità. Dopo i tentativi (falliti) di contenere il sistema all’interno di un rapporto di un docente di sostegno ogni quattro alunni disabili, aveva preso piede un sistema collaterale “in deroga” che aveva consentito, quasi a pie’ di lista, di assegnare altri docenti di sostegno senza criteri precisi, ma con il solo vincolo normativo (poco qualificante) che fossero tutti precari.

E così il sistema si era squilibrato, perdendo qualità ed equità.

La legge finanziaria 2008 aveva fissato tre criteri per stabilizzare (finalmente) l’integrazione: percentuale del 70% di posti stabili da attuare nel triennio; tetto massimo di posti di sostegno (poco più di 90 mila); rapporto medio di un docente ogni due alunni disabili da realizzare gradualmente con compensazioni tra i vari territori.

Posti di sostegno fissi e stabili vogliono dire continuità e qualità dell’integrazione. Posti aggiunti significano discontinuità e precarietà.

L’anno scorso è stato raggiunto l’obiettivo del 70% di posti stabili (determinato in 63 mila posti), ma subito dopo una sentenza della Consulta ha fatto saltare il tetto massimo dei posti di sostegno, riaprendo di fatto la corsa ai posti in deroga (ancora una volta da assegnare a docenti di sostegno a tempo determinato).
Saltato il tetto, il numero di posti di sostegno è salito velocemente toccando in questo anno scolastico le 97.639 unità (più di 7 mila oltre quel tetto massimo fissato dalla finanziaria 2008).

Però la quota di posti stabili di 63 mila unità, corrispondente al “vecchio” 70%, è rimasta ferma, mentre cresceva la quota dei posti aggiunti (che avrebbe dovuto essere del 30%).

Rispetto alla nuova quantità complessiva di posti di sostegno, la quota fissa vale ora il 64,6%, mentre la quota aggiunta è salita al 35,4%. È una situazione destinata ad aggravarsi, facendo ritornare il tutto indietro a quattro anni fa. Occorrono nuovi criteri per una rinnovata stabilizzazione.

Esclusa la possibilità di fissare un tetto massimo, potrebbe essere prevista una percentuale determinata di posti stabili da aggiornare annualmente sulla base della popolazione scolastica disabile accertata, secondo criteri predeterminati (storico, media biennio, anno precedente, ecc.).

E’ una piccolissima riforma alla quale il nuovo ministro potrebbe pensare, con incidenza di spesa minima. E se dovesse esserci il sì a questa piccola revisione, si abbia il coraggio di portare all’80-90% la percentuale di posti fissi, anziché mantenerli bloccati ad un 70% che genera anche precarietà.

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