C’era una volta (pochissimo tempo fa) una norma di legge (comma 2-bis, art. 15, legge 128/2013) che disponeva in modo vincolante che tutte le regioni avessero la stessa percentuale di posti di sostegno in organico di diritto.
La legge concedeva un po’ di tempo per normalizzare una situazione oggettivamente molto sperequata. Dal 2014/2015 tutte le regioni avrebbero dovuto avere la medesima percentuale.
Percentuale calcolata come? Rispetto a tutti i posti di sostegno compresi quelli in deroga oppure rispetto al rapporto alunni disabili/docenti di sostegno?
Nella risposta del sottosegretario D’Onghia non si fa cenno al problema (peraltro nemmeno esplicitamente sollevato dall’interrogante). La mancata applicazione di quella norma fu già oggetto, poco più di un anno fa di un’interrogazione parlamentare, ma nulla è cambiato.
Alla vigilia del nuovo anno com’è la situazione di mancata sperequazione dei posti di sostegno?
Rispetto al rapporto nazionale alunni disabili/docenti di sostegno (2,15 alunni disabili per ogni docente di sostegno) nove regioni hanno un rapporto inferiore (in alcuni casi, come in Molise, Basilicata e Calabria, inferiore a 1,80). Conseguentemente in quelle regioni, essendo il rapporto più favorevole, è maggiore il numero dei posti stabili, mentre nelle altre nove regioni avviene esattamente il contrario.
Se quella norma ignorata venisse doverosamente applicata, le regioni con rapporto inferiore alla media nazionale dovrebbero avere il seguente numero di posti stabili in meno: Campania -1.773, Puglia -870, Calabria -626, Sicilia -490, Lazio -455, Basilicata -185, Sardegna -172, Molise -141, Piemonte -51.
Per contro le altre nove regioni dovrebbero avere un maggior numero di posti di diritto stabili: Lombardia 1.578, Emilia Romagna 942, Toscana 735, Veneto 461, Marche 288, Liguria 229, Umbria 220, Abruzzo 216 e Friuli VG 94.
Lo squilibrio per quella mancata perequazione è di oltre 4 mila posti in più stabilizzati da una parte e altrettanti non stabilizzati nell’altra parte. E posti stabilizzati vogliono dire continuità didattica, posti di ruolo per concorso e mobilità.
Il sistema soffre anche di questa grave criticità a causa di una norma ignorata e non applicata.
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