Dispersione scolastica: l’Europa è lontana

La ricerca del ministero sulla dispersione scolastica (www.pubblica.istruzione.it) fa riflettere.

Dopo i primi commenti della stampa nazionale, anche il sindacato prende posizione con alcune valutazioni meritevoli di attenzione, in cui si prende atto preliminarmente come il traguardo del 10% della dispersione (diplomati tra i 18-24enni) da raggiungere per il 2010 sia ancora ben lontano per l’Italia.

La cgil-scuola va oltre le prime considerazioni ministeriali, affermando che “Altri parametri sarebbe stato opportuno prendere in considerazione se realmente vogliamo avere una visione esaustiva del problema al fine poi di intervenire in modo sistematico, nella quotidianità del fare scuola, in piena integrazione con il contesto sociale del territorio di riferimento.”

A titolo di esempio il sindacato richiama altri indicatori qualitativi più specifici circa la dispersione: la percentuale di alunni disabili rispetto al totale degli alunni, l’incidenza delle bocciature al primo anno di scuola media, rispetto a quelli che frequentano un istituto comprensivo.

Vengono elencati altri dati che potrebbero concorrere a capire i contesti in cui la dispersione più si manifesta, come, ad esempio, la mancanza di edifici scolastici, i doppi turni. Oppure, ancora, qual è l’incidenza di abbandoni degli stranieri extracomunitari.

Sulla situazione critica degli istituti professionali, dove si registra il 18,1% di dispersione, il sindacato (www.flcgil.it) svolge una ulteriore riflessione critica sulle scarse motivazioni degli studenti e le loro condizioni sociali poco abbienti che “ben si coniugano con la diffusa convinzione che i ragazzi “meno dotati” imbocchino “naturalmente” la via “dei professionali“.

Dati che dimostrano “come il carattere “elitario e selettivo” generato dalla riforma Gentile produce, purtroppo, ancora i suoi effetti deleteri. Un pregiudizio che ancora permane e che rimarca anacronistici confini tra sapere e il saper fare.”