Dirigenti scolastici/2: il dilemma del valutatore

La questione di maggior rilievo emersa in questi incontri è certamente quella dell’ambivalenza del ruolo del valutatore, che da una parte, avendo “condiviso” gli obiettivi e gli indicatori con il dirigente scolastico, ne diviene in qualche misura partner e consulente, mentre dall’altra, essendo chiamato ad esprimere una valutazione il più possibile oggettiva e distaccata sul suo operato, ne è anche il giudice.
Manca ancora in Italia, peraltro, una tassonomia dei comportamenti professionali efficaci alla quale il valutatore (anche quello finale, il direttore generale regionale) possa fare riferimento.

La prospettiva è che l’esperienza di quest’anno possa servire per costruire gli elementi di base di tale tassonomia, e anche per mettere a punto repertori validati di obiettivi, indicatori e buone pratiche, così da ripartire l’anno prossimo con punti di riferimento consolidati. E con un chiarimento sul ruolo del valutatore, il cui compito primario dovrebbe essere appunto quello di valutare, e non quello di cogestire, le azioni professionali del dirigente scolastico, al quale spetta la piena responsabilità delle scelte nel quadro dell’autonomia dell’istituzione scolastica.

Il rapporto tra valutatore e valutato, insomma, non dovrebbe essere né di tipo gerarchico (come qualche ex provveditore tende a concepirlo), né di tipo cooperativo-intrusivo: due atteggiamenti sbagliati perché nel primo caso verrebbe limitata la responsabilità del dirigente scolastico, la sua autonomia nel dirigere, mentre nel secondo ad essere messa in causa sarebbe la responsabilità del valutatore, la sua autonomia nel valutare.