Dirigenti scolastici: com’è lontana l’Europa…

Migliorare la leadership scolastica” (“Improving School Leadership”): su questo tema l’OCSE ha costituito un gruppo di lavoro, incaricato di redigere entro la fine del 2007 un rapporto di sintesi comparativo basato sui contributi – rapporti nazionali e studi di caso – forniti da una ventina di Paesi, tra i quali però non figura l’Italia.
Ne ha parlato Domenico Lenarduzzi (senza accennare all’assenza dell’Italia) nell’ampio intervento svolto in occasione della decima Conferenza internazionale dell’ESHA (European Schools Headteachers Association), svoltasi a Roma dal 2 al 4 novembre per iniziativa dell’ANP, che ne è uno dei soci promotori.

Le precedenti ricerche dedicate dall’OCSE alla qualità dell’insegnamento offerto dalle scuole avevano dimostrato che essa è fortemente correlata alla qualità dell’azione svolta dal capo di istituto. Per questo è stata avviata nei mesi scorsi l’attività del citato gruppo di lavoro, e già nel mese di gennaio 2007 dovranno essere consegnati i contributi dei Paesi che hanno aderito all’iniziativa, che sono i seguenti: Australia, Austria, Belgio, Cile, Danimarca, Finlandia, Francia, Ungheria, Irlanda, Israele, Corea, Olanda, Nuova Zelanda, Norvegia, Portogallo, Slovenia, Spagna, Svezia, Regno Unito (Inghilterra e Scozia).

Forse la definizione della leadership educativa adottata dall’OCSE, poco adattabile alle attuali competenze dei nostri dirigenti scolastici, avrebbe messo l’Italia in qualche difficoltà, comprendendo tra le altre le seguenti attribuzioni: sviluppo del curricolo, gestione finanziaria, selezione del personale, gestione dello sviluppo professionale, gestione delle innovazioni collegate alle riforme. Ma l’Italia sarebbe stata comunque in buona e utile compagnia.