Diplomati magistrali e GAE, la voce degli altri

Nel giorno delle manifestazioni e dello sciopero dei diplomati magistrali cancellati dalle GAE per effetto della sentenza del Consiglio di Stato, tutta l’attenzione dei media è concentrata su di loro, sui 50 mila che hanno perso il diritto di rimanere in graduatoria con prospettiva (certa per quelli di ruolo) di perdere anche il posto, con retrocessione in fasce inferiori utili per supplenze.

Nessuno parla degli altri, di chi, pur avendo pieno titolo a restare iscritti in GAE, si è visto scavalcato da questi ex-GAE nell’assegnazione delle supplenze e nella nomina in ruolo.

È quanto ha denunciato nei giorni scorsi, inascoltato, il Comitato tutela docenti GAE infanzia legge 296/2006 in una lettera aperta dal titolo “26 mila precari storici totalmente dimenticati”.

«Ci sono 26 mila precari storici inseriti a pieno titolo nelle Graduatorie ad Esaurimento infanzia e primaria fin dalla loro istituzione con la legge 296/2006 dei quali nessuno mai (volutamente?) parla nel pianto greco dei comunicati sindacali (locali e nazionali), degli articoli di stampa e sul web… 26 mila precari per i quali non è valsa e non vale la tanto ora appellata continuità didattica, per i quali non si è mai parlato di licenziamento di massa anche se si sono ritrovati a perdere uno stipendio che fino al giugno precedente mandava avanti la famiglia. Ora spetta a qualcun altro rispettare le sentenze. A noi vanno invece restituite posizioni in graduatoria, ruoli e supplenze. Abbiamo dovuto tutelarci da soli perché né i sindacati (tutti promotori di ricorsi), né tanto meno politica e amministrazione, sorde alle proposte di buon senso giunte da più parti ai loro tavoli per risolvere il contenzioso prima dei giudici, lo hanno fatto.
Non ce l’abbiamo con chi ha il diploma magistrale (lo abbiamo anche noi), non diciamo che non possano insegnare. Chiediamo solo e da sempre che vengano DOPO chi, come noi, è nelle GaE o per aver superato una o più prove concorsuali, o per aver seguito percorsi abilitanti specifici varati dallo Stato nel corso di diversi anni.

Fondamentale si trovi una soluzione che però rispetti la sentenza».