Diploma a 18 anni/1. Una scelta necessaria

Il seminario promosso la scorsa settimana da Milena Santerini, deputato del gruppo ‘Per l’Italia’, presso la sala del Mappamondo della Camera, ha visto una larga convergenza sulla proposta/ipotesi della riduzione della durata degli studi scolastici da 13 a 12 anni, ma anche sulla convinzione – più esplicita tra i partecipanti con interessi e formazione di carattere pedagogico – che la sola e secca riduzione della attuale scuola secondaria superiore da cinque a quattro anni non sia sostenibile, salvo che in circostanze eccezionali come quelle in cui si trovano ad operare le poche scuole (per ora solo paritarie) che hanno avviato la sperimentazione o la avvieranno dal prossimo anno scolastico.

Circostanze eccezionali fatte di disponibilità finanziarie (per le scuole paritarie), famiglie coinvolte, leadership imprenditive, docenti motivati, organizzazione flessibile, didattica personalizzata, largo impiego delle tecnologie digitali, entusiasmo. Un insieme di condizioni che renderebbe difficilmente trasferibile il modello.

Eppure tutti i partecipanti al seminario si sono espressi a favore di soluzioni, da varare rapidamente, che prevedano la conclusione degli studi secondari a 18 anni: perché a quella età i ragazzi diventano maggiorenni, per iniziare prima l’università o il lavoro, per allinearsi a quanto si fa in quasi tutto il mondo, per ripensare complessivamente i curricoli dell’istruzione secondaria di primo e secondo grado, per riutilizzare le risorse che si libererebbero (un quinto dei docenti) allo scopo di combattere con personale dedicato la dispersione e rendere più flessibile e personalizzata l’attività didattica anche attraverso la formazione di gruppi di interesse e di livello.

Nessuno, a partire dal ministro Carrozza, che è intervenuta al seminario, ha però proposto un’ulteriore riforma per via legislativa, né micro (il taglio secco di un anno delle superiori) né mega (il ripensamento di tutto il percorso dai 6 ai 18 anni). Piuttosto si è ragionato sullo sviluppo di esperienze e modelli innovativi a partire da un rafforzato esercizio dell’autonomia delle scuole.