Dimensionamento/3: i risparmi possibili applicando le regole

Se i parametri di dimensionamento sono gli stessi dal 1998 e la manovra non li tocca, perché il governo interviene su questo argomento? Perché i parametri non sono stati rispettati appieno. Il dossier di TuttoscuolaRisparmi & qualità. La sfida della scuola italiana” (presentato un mese fa e scaricabile gratuitamente da tuttoscuola.com), fa una completa radiografia della situazione, quantificando anche il possibile risparmio che deriverebbe dalla corretta attuazione dei parametri di dimensionamento: circa 250 milioni di euro all’anno. Nessuna Regione rispetta ad oggi completamente i parametri, e si va dal 5% di istituzioni scolastiche fuori parametro della Lombardia al 36% di Calabria e Sardegna.

Anche il Miur se ne è accorto. “Attualmente circa 700 istituzioni scolastiche autonome – recita il Piano ministeriale – hanno una popolazione scolastica inferiore ai minimi previsti dalla fascia in deroga (meno di 300 alunni). All’interno poi della stessa fascia in deroga vi sono oltre 850 istituzioni scolastiche che non hanno titolo, per tipologia di scuola (circoli didattici, scuole medie, istituti superiori), a farne parte, perché per la loro istituzione non è prevista la possibilità di deroga. Alle citate scuole se ne aggiungono altre 1.050 (istituti comprensivi) comprese nella fascia minima, ma non tutte si trovano effettivamente nei territori montani o nelle piccole isole“.

A questa irregolarità da sanare il ministero aveva fatto seguire, tuttavia, uno schema di regolamento consegnato già ai sindacati da cui emergeva una previsione di regolarizzazione da attuarsi d’intesa con le Regioni in tempi più distesi, non certamente immediati (2010? 2011?).

Eppure, lo stesso piano conveniva che un risparmio era oggettivamente possibile e forse immediato quando affermava: “Si può dunque stimare che una buona percentuale di istituzioni scolastiche, compresa tra il minimo certo del 15% e il massimo probabile del 20%, non sia legittimato a funzionare come istituzione autonoma“.

Ora, con il decreto 154, dalle parole si è passati ai fatti in maniera drastica, rendendo più difficile il rapporto tra Stato e Regioni.