Didattica a distanza, una sfida per la scuola. Intervista alla preside Ferrario dell’Istituto Tosi

Il Governo per alzare l’asticella delle misure contro il Coronavirus ha disposto,  fino al prossimo 15 marzo,  la sospensione di tutte le attività didattiche del sistema scuola e università. Una decisione che non ha precedenti nella storia del nostro Paese. Alcune scuole, reagendo positivamente, hanno avviato percorsi di didattica a distanza e il Miur, in collaborazione con soggetti pubblici e privati, tra i quali  Tuttoscuola, “ha attivato una  pagina che riepiloga i materiali di didattica digitale già disponibili ed ha previsto la messa in campo di lezioni a distanza per la formazione dei docenti”.  Tuttoscuola con l’intervista alla prof.ssa Amanda Ferrario, dirigente scolastica dell’Istituto Tecnico Economico  “Tosi” di Busto Arsizio, vuole concorrere a raccontare, a descrivere in profondità il generarsi di  una esperienza formativa attraverso la progettualità didattica digitale, come questa sia o non sia influenzata dal valore e dai limiti connessi alla concretizzazione operativa

Prof.ssa Ferrario l’emergenza Coronavirus è un’inedita sfida per la scuola. Si va verso il “virtualschooling”?
“No, la scuola è rimane il luogo dell’incontro, della socialità, della relazione. Niente può sostituire la bellezza della scuola fisica. Tuttavia, questa crisi apre a nuove prospettive e, sicuramente, pone delle domande cui dobbiamo necessariamente rispondere. Penso, ad esempio, alla possibilità di didattica a distanza per quegli studenti eccellenti sparsi sul territorio nazionale che potrebbe seguire lezioni di approfondimento”.

Quali i possibili impatti sul fare scuola? Non si corre il rischio di ridurre la didattica on line all’assegnazione di compiti o invio di documenti?
“La didattica è una cosa complessa, sia in presenza che a distanza. Il rischio è commisurato alla capacità del docente di coinvolgere gli studenti, di preparare le lezioni, di usare piattaforme interattive e sincrone. Ecco, allora, che la formazione diventa un tema ineludibile al quale non si può più derogare”.

Il modello adottato dall’istituto “Tosi” come si configura: Out-of-school a distanza oppure In-school?
“Entrambe le cose. È un modello uno a molti e molti. Nella aule virtuali il docente incontra e vede i suoi studenti, discute con loro, pone domande e problemi, condivide documenti, lezioni, video, materiali e corregge compiti, propone studi di caso. Come a scuola, ma a distanza”.

Qual è l’atteggiamento dei docenti? Quali bisogni di formazione manifestano?
“I docenti sono veramente eccezionali. Hanno saputo, in un momento in cui la responsabilità e la condivisione è fondamentale, fare squadra e creare occasioni. Chiedono di approfondire le potenzialità di alcune piattaforme, fanno rete tra loro nella gestione di ambienti di apprendimento altamente innovativi, preparano lezioni interessanti e interattive. I docenti sono il valore aggiunto della scuola. Sono loro a fare la differenza. A loro il mio grazie più sentito”.

L’adesione è su base volontaria. Quanti si sono resi disponibili?
“No, l’adesione è di tutta la scuola. Tutti i docenti stanno lavorando a tempo pieno, con il normale orario di servizio, nelle loro classi, in modalità virtuale. Siamo una comunità, ci sosteniamo tutti”.

Di fronte a questa nuova esperienza didattica, le famiglie come si pongono? C’è anche il problema della disponibilità per tutti gli studenti di device e wifi…
“Le famiglie hanno risposto con grande entusiasmo, ci ringraziano e ci sostengono. Non solo per la didattica, ma per il ruolo sociale che la scuola si è assunta. Fare comunità significa tirarsi su le maniche e fare ciascuno la sua parte. Non abbiamo problemi di strumentazione perché i nostri alunni – tutti – sono abituati, fin dal primo giorno di scuola, a lavorare con tablet o notebook. Chi non ha il suo riceve lo strumento in comodato d’uso da parte della scuola”.

C’è un rischio di esclusione per gli alunni disabili che non possono accedere al device?
“No, anzi. C’è massima condivisione anche da parte del gruppo dei pari. I device, spesso, sono strumenti aggregativi, molto inclusivi”.

Questo modello non rischia di creare una discriminazione per le istituzioni scolastiche che, a differenza dell’istituto “Tosi”, negli anni non hanno avuto finanziamenti?
“Qui non si tratta di finanziamenti. Si tratta di formazione. Tutti possono fare didattica a distanza, basta avere un registro elettronico (un ambiente di apprendimento facile e veloce da usare) e uno smartphone. Chi è lo studente che non ha uno smartphone, oggi? La differenza tra il Tosi e altre scuole è l’investimento sulle risorse umane: la formazione dei suoi docenti. È giunto il momento di rendersi conto che è questo a fare la differenza. E, ovviamente, la voglia di farla, questa differenza. Il Tosi è comunque a disposizione di tutte quelle scuole che volessero fare formazione, anche last minute, ed attivarsi con la didattica a distanza. Contattateci. O Guardate il portale www.lamiascuoladifferente.it, nel quale abbiamo messo a disposizione di tutti materiali e tutorial per cominciare”.