Devolution/1: a chi la scuola?

“La devolution è nel nostro programma, se servirà porremo la fiducia”. Queste parole pronunciate dal Presidente del Consiglio hanno infuocato il weekend politico. L’obiettivo dichiarato è superare i limiti della riforma del titolo V, parte seconda della Costituzione, approvata dall’Ulivo nella passata legislatura e poi confermata dal referendum dell’ottobre 2001.
Le reazioni sono state violente su molti fronti. L’Ulivo si prepara a contrastare in Parlamento e fuori la devoluzione bossiana, vista come un attentato all’unità del Paese. Pareri contrari sono stati manifestati dalla Confindustria, dall’ANCI e dal presidente della Corte Costituzionale Ruperto. “Mal di pancia” sono evidenti anche all’interno della maggioranza, soprattutto tra i centristi. In questo quadro, la dichiarazione del premier è da valutare seriamente se corrisponde effettivamente alle sue intenzioni, preoccuperebbe se fosse stata utilizzata strumentalmente per distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dalla manifestazione dell’Ulivo di sabato contro la finanziaria.
Ma che s’intende per “devolution”, e quali impatti può avere sul sistema di istruzione?
La devoluzione ha una forte portata innovativa perché definisce la potestà legislativa delle Regioni come esclusiva, mentre la riforma del titolo V, parte seconda, della Costituzione riconosce questa o solo allo Stato o allo Stato e alle Regioni in via concorrente.
Vediamo che implicazioni può avere, con particolare riferimento alla scuola.