Decreto sul secondo ciclo/2. L’incognita delle Regioni

Quanto all’architettura del sistema, la nuova bozza rafforza gli indirizzi del liceo tecnologico portando a 330 (corrispondenti a 10 ore settimanali medie: prima erano 8) le ore del blocco delle materie opzionali obbligatorie, e amplia notevolmente la formazione matematica, statistica e informatica nel liceo economico.
L’insieme di queste modifiche conferisce agli indirizzi dei licei tecnologico ed economico una certa terminalità e una maggiore valenza professionalizzante, sviluppando una tendenza che Tuttoscuola aveva già segnalato, e che consentirà a gran parte degli istituti tecnici e professionali di confluire nei nuovi indirizzi, ma rende ancora più stretto e di non facile identificazione lo spazio del “sistema di istruzione e formazione”. Tutti i sindacati hanno battuto su questo punto, lamentando il mancato coinvolgimento delle Regioni, e sollecitando un incontro “triangolare” MIUR-OO.SS.-Regioni per esaminare i problemi dell’attuazione del secondo ciclo nel loro complesso, e non soltanto sul versante dei licei.
Il ministro Moratti si è dichiarata disponibile, ma ovviamente non ha potuto prendere impegni per conto delle Regioni. Intanto, però, la nuova bozza accentua i caratteri di compatibilità degli obiettivi formativi dei primi due anni dei licei con quelli dei percorsi di istruzione e formazione, e con riferimento a questi ultimi elimina la quota obbligatoria di almeno il 25% dell’orario “in contesto lavorativo”, come evidenzia la Uil Scuola in una sua analisi comparativa (www.uilscuola.it). Viene inoltre ribadita la possibilità, già contemplata nella prima bozza, che i percorsi liceali e quelli di istruzione e formazione siano svolti in un’unica sede. Questo potrebbe consentire a molti istituti tecnici e professionali, e anche agli istituti d’arte, di affiancare percorsi quinquennali e percorsi tri-quadriennali, con evidenti benefici in termini di utilizzazione delle risorse umane e materiali. Ma che ne pensano le Regioni?