Decisioni per la “Buona Scuola”: rotta non ancora del tutto chiara

Domani 10 marzo il Consiglio dei Ministri dovrebbe assumere le decisioni sulla “Buona Scuola”, con l’invito al Parlamento di approvare il testo in tempi certi, per non far slittare il piano di assunzione in ruolo dei precari oltre l’inizio del prossimo anno scolastico.

La rinuncia al provvedimento d’urgenza fornisce l’esempio concreto di un agire confuso, di divergenze trapelate e non smentite tra Palazzo Chigi e MIUR, senza contare qualche parere contrario e qualche stop giunto anche dal Ministero dell’economia.

 

Il Governo darebbe 40 giorni al Parlamento per aprire e chiudere l’iter di approvazione del disegno di legge. Se il percorso parlamentare, sotto l’aspetto dei tempi, dovesse essere valutato troppo pericoloso, si ricorrerebbe alla decretazione d’urgenza.

Non ci sono alternative: la nostra scuola è un gigante dai piedi d’argilla cui hanno contribuito la discontinuità politica con i frequenti avvicendamenti dei ministri, e le non scelte di gestione amministrativa fatte negli ultimi 15 anni dai vertici amministrativi: non è ancora ben chiaro a tutti che BUONA SCUOLA va a braccetto con BUON GOVERNO. 

Il disegno di legge delega è lo strumento legislativo con il quale il governo affronta il dilemma degli ultimi governi per mettere in campo un’innovazione di sistema in grado di mettere in movimento la nostra scuola con interventi pluriennali, basati in massima parte sull’innovazione organizzativa dell’intero sistema e sulla qualificazione professionale di tutto il personale dirigente, docente e ATA.

Grandi aspettative, ma anche un po’ di preoccupazione per quello che potrebbe trasformarsi in un italico pantano causato dalla “lotteria” dei decreti attuativi.

Di fronte alle decisioni che saranno assunte dal Governo sarebbe troppo facile ostentare subito il pollice verso. Esse sono importanti e perciò sono da evitare i toni sbagliati, ma anche le letture pregiudizialmente ostili. La nuova scuola si costruisce con la collaborazione anche delle organizzazioni sindacali che non sono una invenzione provvisoria, ma soggetti duraturi. Governo,  sindacati e le altre forze sociali devono lavorare insieme nell’interesse generale.