Dalle larghe intese alla maggioranza di emergenza

Cosa cambierà per la scuola con il consolidamento, che pare certo subito dopo l’8 dicembre (giorno delle ‘primarie’ del Pd per l’elezione del nuovo segretario), della nuova strana maggioranza che sostiene il governo Letta, formata dal Pd, da Scelta civica (con incertezze e divisioni interne) e dal ‘Nuovo centro-destra’ che fa capo ad Alfano, con la maggioranza dell’ex Pdl passata all’opposizione sotto le bandiere della ricostituita ‘Forza Italia’?

Il minimo che si può dire è che le intese hanno cessato di essere ‘larghe’, e che quindi la navigazione parlamentare del governo si farà più difficile, anche se la maggioranza che lo sostiene è forse più omogenea di quella precedente. Ma va ricordato che le ‘larghe intese’ hanno finora consentito l’approvazione di tutti i provvedimenti più importanti, compreso il decreto legge ‘L’istruzione riparte’, a larghissima maggioranza. Non è detto, e anzi si dovrà verificare di volta in volta, che il governo abbia d’ora in avanti un sostegno adeguato: il passaggio di Forza Italia all’opposizione rende il governo più esposto a manovre e blocchi ostruzionistici.

Avremo quindi al posto delle larghe intese, come propone qualche analista della complicata politica italiana, una ‘maggioranza di emergenza’? Oppure una maggioranza di sinistra-centro, considerando il preponderante peso del Pd in essa? Con quali effetti sulle politiche, compresa la politica scolastica?

Molto dipenderà da chi guiderà il Pd. Se vincerà Renzi, come pare certo, il governo Letta potrebbe andare avanti, dopo il previsto passaggio parlamentare, e dovrebbe essere confermata la linea dinamico-pragmatica del ministro Carrozza. Se dovesse in ipotesi vincere Cuperlo, Letta potrebbe ugualmente continuare a governare ma la politica scolastica sarebbe ri-orientata in direzione di un maggiore impegno a favore della scuola pubblica. Cuperlo, nel confronto a tre con Renzi e Civati trasmesso da Sky (“Mi pare che il Pd sia in buone mani”, il commento del ministro Carrozza, che mantiene una posizione di neutralità), è stato l’unico a battere su questo tasto. “La scuola è un grande bene pubblico”, ha detto, e come la salute non si può privatizzare. Una posizione che appare rigida, identitaria, che potrebbe creare problemi al governo.