Dal tempo pieno alla polizia

Una conferenza stampa ha normalmente lo scopo di indurre gli organi di informazione a parlare della questione che sta a cuore di chi la convoca, nei termini e nei contenuti che vengono espressi nella circostanza.

Era certamente questo il proposito del Presidente del Consiglio, on. Berlusconi, quando ha tenuto nei giorni scorsi la conferenza stampa insieme al ministro dell’istruzione, on. Gelmini, per chiarire diverse questioni sulla scuola e confutare le tesi di chi ritiene che i tagli di organico riguarderanno anche il tempo pieno della scuola primaria.

Ha cominciato cercando di tranquillizzare l’opinione pubblica sul maestro prevalente (ha rimproverato la Gelmini di chiamarlo unico, come dice, peraltro, anche il decreto legge) assicurando che sarà affiancato da docenti specialisti di inglese (ok), di religione (ok), di informatica (?) e di educazione fisica (?), aprendo, quindi, per questi ultimi, una nuova prospettiva di figure professionali aggiunte non previste dall’ordinamento italiano.

Ha assicurato che il tempo pieno rimarrà e sarà anzi potenziato. Ok, ma, visto che i numeri sono stati un po’ “arronzati”, forse non era necessario scendere nel dettaglio, perché sarebbe bastato affermare che una quota dei posti risparmiati con il docente unico (pardon, prevalente) saranno reinvestiti nel tempo pieno. E sarebbe stato opportuno anche parlare di patto con i Comuni che devono fare la loro parte con l’adattamento dei locali e con i servizi di mensa.

Ma tutto l’impegno di far passare l’idea che il tempo pieno crescerà è stato offuscato dall’intervento del premier sulle forze dell’ordine nelle scuole occupate per far rispettare il diritto di chi non vuole manifestare.   

E così, il giorno dopo, la stampa ha parlato poco di tempo pieno e tanto di polizia…