Da dove nasce la fuga dai professionali

La stampa nazionale sembra accorgersi soltanto ora della crisi degli istituti professionali, interessati da due fenomeni negativi: il calo di iscrizioni degli alunni e il trasferimento degli insegnanti verso altri istituti (tecnici in prevalenza).
Da quando si è cominciato a parlare del passaggio degli istituti professionali alle Regioni sembra che sia cominciata la crisi e gli alunni, che erano andati costantemente aumentando da diversi anni a questa parte – dai 483 mila di cinque anni fa ai 546 mila di oggi: un incremento superiore al 13% – quest’anno sarebbero diminuiti (mancano dati ufficiali).
Da dove deriva il trasferimento dell’istruzione e della formazione professionale alla competenza esclusiva delle Regioni? È conseguenza del nuovo art. 117 della Costituzione, approvato con legge costituzionale n. 3/2001 dal Parlamento nazionale nella passata legislatura, col voto contrario delle forze politiche che costituiscono l’attuale maggioranza.
Il ministro Moratti nel suo progetto di riforma ha preso atto del nuovo vincolo costituzionale. Va detto peraltro che la tendenza alla fuga dagli istituti professionali potrebbe essere bloccata se il disegno di legge delega in discussione al Senato rafforzasse realmente il “secondo canale”, quello dell’istruzione e formazione professionale, rendendone più concreta e visibile la “pari dignità” rispetto al canale liceale.
Qualsiasi sia la strada scelta, c’è da augurarsi che possa salvaguardare il grande patrimonio culturale e formativo rappresentato dagli istituti professionali, che ospitano quasi un quarto degli studenti dell’istruzione secondaria superiore.