Crisi della scuola. Per il “Secolo d’Italia” la colpa è dei prof sessantottini

La linea di AN sulla politica scolastica appare talvolta ondeggiante, tra atteggiamenti di conservatorismo responsabile e di efficientismo minimalista da una parte e improvvise accelerazioni identitarie dall’altra, come nel caso delle polemiche sulla storia, sui libri di testo e sulle ipotesi di nuovi programmi elaborate dal Ministero in vista dell’attuazione della riforma Moratti.
Ora il “Secolo d’Italia”, che è il quotidiano di riferimento di AN, e non una qualsiasi testata indipendente che ospita le libere “esternazioni” dei suoi lettori, apre un nuovo fronte, chiedendo che l'”attenzione del governo, e in particolare del ministro della Pubblica istruzione” (che peraltro non si chiama più così) si “accentri” sugli insegnanti, che essendo “disgraziatamente in gran parte di matrice sessantottina sono assai poco adatti ad educare.
Adatti, piuttosto, a diseducare”. Testuale.
Lo spunto è stato fornito a Luciano Garibaldi, che firma l’articolo, da un editoriale di Gaspare Barbiellini Amidei, che pochi giorni prima aveva lamentato, sul “Corriere della Sera”, il fatto che in Italia si studia troppo e male (ma sulla base di cifre inesatte: nella scuola media italiana le lezioni durano 1000 ore, e non 1100). Troppe ore, e in cattiva compagnia, sembra dire Garibaldi, perché gli insegnanti sessantottini “diseducano”.
Se le parole hanno un senso, la sortita del “Secolo d’Italia” potrebbe preludere ad una campagna per la rieducazione di massa degli insegnanti. Oppure, in alternativa, per una forte riduzione dell’orario: così si potrebbe licenziare un congruo numero di “sessantottini”. Ci sbagliamo?