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Educazione finanziaria, un’opportunità per l’acquisizione di competenze civiche

“L’Italia risulta essere tra i paesi con il più basso livello di “financial literacy”; una recente indagine, condotta su un campione di italiani adulti di età media di 50 anni, attesta che il 63% degli intervistati è a conoscenza del meccanismo inflattivo, ma di questi solo il 33% calcola correttamente gli interessi maturati in un anno e, comunque, non sa porsi obiettivi di tipo finanziario”. I dati – emersi a seguito di un’indagine condotta nel 2014 da Università Cattolica del Sacro Cuore, Università di Milano Bicocca e Invalsi con la collaborazione del Consorzio Patti Chiari e confermati nel 2016 da una rilevazione svolta da Banca d’Italia, IVASS, CONSOB, COVIP, FEDUF e MDR – sono riportati nella premessa delle Linee guida 2018 per l’avvio del progetto EduFinCPIA“…verso un Piano nazionale per l’Educazione Finanziaria degli Adulti”, elaborate e diffuse dalla Direzione generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione. Ne abbiamo parlato nel numero di ottobre di Tuttoscuola in un pezzo a firma di Rocco Gervasio, Dirigente Scolastico c/o USR Campania.

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Nel panorama di un intenso dibattito sviluppatosi degli ultimi anni sull’educazione finanziaria, il progetto EduFinCPIA interviene e pone particolare attenzione al tema, soprattutto con l’obiettivo di veicolare iniziative, conoscenze e competenze di educazione finanziaria, per raggiungere, a partire dai docenti, una vasta fascia della popolazione giovanile e adulta in formazione, nonché agevolare il processo di avvicinamento, o familiarizzazione, delle studentesse e degli studenti consumatori ai temi finanziari.

Il progetto EduFinCPIA- nato da una brillante intuizione, ma soprattutto sostenuto dalla consapevolezza che la “financial literacy” è un fattore importante per “la stabilità economica e finanziaria e per lo sviluppo di un Paese-recepisce i dettami della Risoluzione” adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 25 settembre 2015 “Trasformare il nostro mondo: l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile” e della Communication from the Commission to the European Parliament, the Council, the European economic and social Committee and the Committee of the Regions a “New skills agenda for europe” (10 giugno 2016).

Ne consegue la riscrittura di un nuovo orizzonte semantico delle competenze del futuro che ha come prospettiva centrale la cittadinanza globale e sostenibile, individuando il ruolo strategico svolto dalle competenze giuridico-economiche connesse, in particolare, all’alfabetizzazione finanziaria.

La financial literacy – intesa come skill e non come mera conoscenza di concetti – rappresenta la capacità di districarsi in variegati contesti e fare scelte dinanzi alle quali ognuno deve essere in grado di farsi trovare preparato, in modo da garantire un livello sufficiente di benessere finanziario per se stesso e, indirettamente, per la società in cui vive.

Nella Raccomandazione del Consiglio Europeo relativa alle competenze chiave per l’apprendimento permanente del 2018 viene condivisibilmente affermato che “ogni persona ha diritto a un’istruzione, a una formazione e a un apprendimento permanente di qualità e inclusivi, al fine di mantenere e acquisire competenze che consentono di partecipare pienamente alla società e di gestire con successo le transizioni nel mercato del lavoro”.

Il quadro di riferimento riportato nel documento europeo delinea otto tipi di competenze chiave, dove figurano, tra le altre, le competenze matematiche e le competenze imprenditoriali. Grazie a queste, ogni individuo dovrebbe “saper applicare i principi e i processi matematici di base nel contesto quotidiano della sfera domestica e lavorativa (ad esempio in ambito finanziario)” o “assumere decisioni finanziarie relative a costi e valori”.

Di qui il ruolo fondamentale degli insegnanti – dichiara la Professoressa Marchetti, Ordinaria di Psicologia dello Sviluppo e Psicologia dell’Educazione presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano – che possono proficuamente partire dalle nozioni che gli allievi possiedono circa il denaro e integrarle agganciandole alle varie discipline, anziché considerarle come a se stanti. Nozioni aritmetiche, storiche, geografiche possono utilmente integrarsi per connettere il denaro alla più ampia cornice della educazione alla cittadinanza e alla legalità”.

Ma la consapevolezza dell’uso responsabile del denaro non è legato ad una stagione della vita o all’altra: “essa – afferma ancora la Professoressa Marchetti – è un processo continuo, senza soluzione di continuità, che la letteratura non cristallizza in tappe. Vi sono adulti privi di tale consapevolezza (si pensi ai giocatori d’azzardo, vittime di una vera e propria dipendenza). Il concetto di responsabilità in generale, invece, è soggetto a sviluppo: da una idea oggettiva di responsabilità (basata sulla quantità del bene) si passa a un concetto soggettivo di responsabilità (basato sulle intenzioni)”.

Da tali considerazioni emerge quanto sia strategico il ruolo della scuola, laddove oggi – anche a causa di tendenze, mode e costumi abituali – svariati e pittoreschi “operatori del mondo finanziario” tendono, anche con malcelata improvvisazione, ad entrare in contatto con i cittadini, in età scolare o adulta, e a lanciare iniziative finalizzate al miglioramento del livello delle loro conoscenze. Abbiamo approfondito l’argomento nel numero di ottobre di Tuttoscuola.

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