Cosa fare per eliminare le classi pollaio? Alcune proposte

Il dossier “Classi pollaio, ora basta!” non si ferma ai dati e alla denuncia dei problemi. Avanza in chiave costruttiva alcune proposte, secondo i canoni di quel “solutions jornalism” da sempre nelle corde di Tuttoscuola.

Non si può dire che manchino i buoni propositi e i rituali proclami per il superamento delle classi pollaio, ma riteniamo che innanzitutto qualsiasi progetto non deve avere carattere di genericità, deve essere mirato, concreto, preciso. Come spiega il Segretario confederale della Cisl, Angelo Colombini: “Non basta dichiarare che si vuole far tornare i ragazzi in classe, non basta dire che si vogliono abolire le classi pollaio, frasi ripetute come mantra alle quali non seguono però atti concreti. Per garantire la presenza al 100% dei ragazzi delle superiori dobbiamo modificare la normativa che disciplina la formazione delle classi ed agire perché a settembre ci siano tutti i docenti in cattedra. Se i dirigenti scolastici non hanno a disposizione spazi aggiuntivi e personale disponibile come possiamo garantire il distanziamento e l’attuazione dei protocolli di sicurezza anti-covid?”.

Alcune proposte e suggerimenti di Tuttoscuola:

– Gli interventi da mettere in atto devono avere carattere strutturale, evitando soluzioni congiunturali a carattere temporaneo.
– Dopo avere definito il limite massimo di alunni per classe (26?, 25?, altro), è necessario rivedere formalmente i parametri fissati dal DPR 81/2009, prevedendo anche per le classi della secondaria di II grado il numero minimo di studenti per classe.
– Vanno individuate le singole situazioni delle scuole dove sono presenti classi pollaio, includendole in un progetto dedicato che tenga conto caso per caso delle specificità, incrementando il numero delle classi (e, conseguentemente, incrementando l’organico docenti).
– D’intesa con gli Enti Locali, occorre verificare preliminarmente la disponibilità di aule per contenere le nuove classi.
– Per quanto riguarda per quest’anno l’assegnazione del personale Covid, deve essere fatta valutando caso per caso le effettive esigenze, non sulla base di criteri generali che hanno portato l’anno scorso ad assegnare personale dove non serviva, mentre non è arrivato a sufficienza dove c’era effettiva necessità. E l’assegnazione va conclusa al più presto, è già tardissimo e le scuole sono in difficoltà.
– Prevedere gradualità di intervento a cominciare dalle prime classi, tenendo in debito conto e in maniera lungimirante anche il trend demografico in diminuzione.
– Un piano strutturale per l’eliminazione delle classi pollaio non può non essere collegato alla costruzione di nuove scuole. Appare indispensabile rinnovare il parco scuole attraverso una programmazione capillare di edifici progettati secondo il modello campus, funzionali all’utilizzo di metodologie didattiche innovative, che oltre ad essere eco-friendly, totalmente inclusivi, caratterizzati da massimi criteri di sicurezza e facilità manutentiva, con tecnologie allo stato dell’arte e attrezzature ricreative e sportive di alto livello, siano dotati di ambienti aperti di apprendimento e di aule spaziose in rapporto al numero di alunni. Come ad esempio propone Valentina Aprea, deputata e responsabile del Dipartimento Istruzione di Forza Italia: “con i Fondi Europei, 1000 scuole innovative del primo ciclo, 1000 Campus di scuole secondarie superiori e 100 Centri Tecnologici avanzati per potenziamento ITS”.

Va anche detto, a onor di verità, che l’origine delle classi pollaio non è ascrivibile solo ai parametri per la formazione delle classi fissati dalla legge e “custoditi” in particolare dal ministero dell’economia, attento a tenere sotto controllo la spesa. In alcuni casi il fenomeno si origina per effetto della domanda da parte delle famiglie: le scuole che funzionano bene ricevono più richieste di iscrizioni. In quei casi i dirigenti scolastici sono posti di fronte a una scelta: o rifiutano le domande (e soprattutto nel primo ciclo, e in generale nella scuola dell’obbligo, non è facile dire di no), oppure – fino ai limiti fisici e di organico consentiti – aumentano il numero di alunni nelle classi.
Il fatto che ci sia una forte domanda verso una scuola non può certo essere considerata una colpa o qualcosa da disincentivare (sarebbe paradossale). Piuttosto la soluzione in questi casi va ricercata nell’indispensabile collaborazione degli enti locali, che dovrebbero mettere a disposizione delle scuole “virtuose” spazi aggiuntivi.

Un piano di questo tipo richiede lo stanziamento di investimenti rilevanti. Nel dossier vengono fatte stime puntuali, messe a confronto con quanto ha già annunciato il Governo.

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