Le aule sovraffollate penalizzano i più fragili

I numeri del nuovo dossier di Tuttoscuola, “Classi pollaio, ora basta!” stanno rimbalzando sui media. E fanno discutere. “L’Espresso” ha dedicato un ampio servizio di quattro pagine (qui il commento del direttore di Tuttoscuola ospitato dal noto settimanale), e se ne parla nei radio e telegiornali e in rete.
Pubblichiamo l’introduzione del dossier e a seguire ulteriori stralci. La versione integrale dello studio sarà presto disponibile su tuttoscuola.com

Classi pollaio, ora basta!

Introduzione

Diciotto mesi di pandemia hanno pesantemente condizionato tre anni scolastici, con quello che sta per iniziare, mettendo a dura prova il rigido e per molti versi obsoleto impianto della scuola italiana. Sono stati spesi circa 4 miliardi di euro, tra banchi a rotelle, “personale Covid” (per lo più assegnato con criteri non coincidenti con l’effettiva necessità), dispositivi di protezione non sempre efficaci. E poi tanti soldi a pioggia (e non in base alla validità dei progetti delle scuole), dai dispositivi digitali alla scuola estiva, che molte scuole hanno avuto addirittura difficoltà a spendere, proprio perché talvolta non c’era dietro un progetto maturo oltre che per le regole farraginose e le tempistiche quasi sempre strettissime dei bandi. Qualche esempio? Fondi PON Estate assegnati a scuole, soprattutto del Sud, in cui non c’è stata la disponibilità del personale a svolgere attività dopo il termine delle lezioni; oppure fondi per strumentazione digitale impegnati senza un vero progetto di innovazione metodologica.
In generale, tanto “movimento”, pochi punti fermi, ancor meno interventi strutturali. Alla ricerca del distanziamento, divenuto un’ossessione per dirigenti scolastici e personale, il sistema scolastico in questo anno e mezzo ha interagito con il Ministero della Salute, dei Trasporti, con i prefetti, con i Comuni e così via, mostrando tutte le difficoltà che si sono viste, che hanno fatto saltare milioni di ore di lezione, solo in parte sostituite con la bistrattata didattica a distanza: chissà se a provocare il crollo negli apprendimenti certificato dall’Invalsi abbiano contribuito di più le ore fatte in dad da docenti in larga parte impreparati a gestirla (è mancato un grande, capillare e strutturato piano di formazione coordinato dal Ministero dell’istruzione) o le tantissime ore proprio non erogate rispetto al piano di studi, né in presenza né a distanza, peraltro in maniera diseguale tra scuola e scuola (e tendenzialmente crescente scendendo verso il basso geograficamente e per grado di scuola), di cui ben poco si è parlato (Tuttoscuola l’ha chiamata la scuola diminuita).
Di certo, in questo quadro di sostanziale confusione, non si è fatto l’unico intervento che, forse, era interamente nelle mani del Ministero dell’istruzione, benché invocato pressoché da tutti (inclusi gli ultimi due ministri, prima di insediarsi a viale Trastevere), e che poteva avere carattere strutturale: eliminare le cosiddette classi pollaio, ovvero evitare che in un’aula piccola e male areata, come sono ancora la maggior parte delle aule scolastiche, siano accalcati trenta o più studenti. Strano: ci si sgola da mesi (giustamente, anche se con risultati insoddisfacenti) per evitare l’affollamento negli autobus per tragitti spesso di pochi minuti; e poi si lasciano più di trenta adolescenti in un’aula per cinque ore?

E’ quello che è accaduto e che accadrà anche quest’anno se il Ministero dell’istruzione non prenderà provvedimenti immediati. Ora che non è più obbligatorio il metro di distanziamento in classe il problema delle classi sovraffollate ritorna minaccioso, dopo il periodo sospeso della Dad. Occorre sdoppiare le classi più numerose, il che comporta adottare criteri di flessibilità rispetto ai rigidi parametri sui limiti di studenti per classe, trovare gli spazi (ma le amministrazioni comunali e le province sono pronte?) e assegnare più docenti per le nuove classi. Il conto alla rovescia verso l’avvio delle lezioni sta finendo, tuttavia volere è potere…

Del resto il dramma della pandemia – con l’effetto shock che ha causato, la presa di coscienza delle debolezze del sistema formativo e la successiva mobilitazione di risorse – poteva rappresentare anche un’opportunità per ridisegnare a lungo termine il modello di scuola, il suo mandato, il modo di realizzarla e lo stesso utilizzo degli spazi fisici. E quindi per avviare, anche nell’azione di contrasto al Covid, interventi strutturali, tra cui appunto l’eliminazione progressiva e permanente delle classi pollaio. Occasione per ora mancata.

La riduzione della numerosità delle classi può favorire il distanziamento (e quindi la sicurezza), ma anche una più funzionale organizzazione della didattica. Come Tuttoscuola ha già rilevato – e ci sgoleremo a ripeterlo – serve il coraggio di cambiare paradigma, di andare verso una scuola su misura, basata sulla personalizzazione dei piani di studio, con una didattica individualizzata, flessibile. Una scuola che valorizzi le attitudini e le potenzialità di ognuno, che sappia apprezzare le diversità e riconoscere la multiformità delle intelligenze. Ma questo non si può fare con 30 alunni per classe, dove salta la possibilità di una vera relazione, e neanche con le classi rigide alle quali siamo abituati, bisognerebbe lavorare per gruppi di apprendimento ridotti, eterogenei e variabili.
Le conseguenze di un insegnamento scarsamente personalizzato ricadono soprattutto sui ragazzi più fragili. Diventa difficile coinvolgerli, motivarli. L’eccessivo numero di studenti nelle classi rappresenta, quindi, un fattore che può incidere sui bassi livelli di apprendimento, anticamera degli abbandoni scolastici, il male più grave della nostra scuola “colabrodo”, per richiamare un altro dossier di Tuttoscuola (“La scuola colabrodo”, settembre 2018).

Basta ridurre il numero di alunni in una classe per raggiungere una vera ed efficace didattica personalizzata? No. E’ chiaro che è fondamentale, insieme ad altri fattori, la formazione dei docenti verso nuove metodologie didattiche. Ma anche il docente più bravo e ispirato fa fatica a gestire classi molto numerose. Quindi l’eliminazione delle classi eccessivamente affollate diventa uno dei prerequisiti per un insegnamento di qualità in grado di seguire e coinvolgere gli studenti, favorendo l’apprendimento.

Ma quante sono le “classi pollaio”? Questo dossier traccia una mappatura del fenomeno e prova a individuare gli interventi che sarebbero necessari con i relativi costi, suggerendo anche una possibile roadmap.

Ecco l’indice del dossier, che presto sarà disponibile in versione integrale su tuttoscuola.com

Indice

Introduzione
Sono 13.761 le classi pollaio
La scuola con 61 classi pollaio (che cinque anni fa erano 18 in meno)
Lotta alle classi pollaio: un caso di scissione tra dichiarazioni politiche e realtà
La sorprendente mappa delle classi pollaio nell’a.s. 2020-21
Nei licei scientifici 3.899 classi pollaio, più di una su 8 (una su 4 al primo anno)
Cosa fare per eliminare le classi pollaio? Alcune proposte
Quanti fondi occorrerebbero per eliminare il problema? Per ora ci sono solo 22 milioni
300 milioni annui per eliminare le classi pollaio

BOX
– Non è solo un problema di sicurezza, ma anche di efficacia dell’insegnamento
– Quando una classe diventa “pollaio”
– Classi insicure: quel decreto antincendi ignorato… dalla legge
– C’erano una volta le classi pollaio

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