Contratto/1: 150 euro e niente stipendi “europei”

C’era poca gente al dibattito organizzato a Roma nel quadro della terza edizione di “Farescuola” sul nuovo contratto degli insegnanti, non più di 50-60 persone sparse nel grande auditorium dell’istituto Massimo, che ne può ospitare mille. Diffidenza? Rassegnazione?
Saturazione da eccesso di convegnistica? È vero che la partecipazione è stata bassa anche per altre iniziative che si svolgevano in parallelo, ma ci si sarebbe aspettati una maggiore affluenza per un tema come quello del rinnovo contrattuale, anche per il grave ritardo con il quale si è aperto il negoziato. Anzi, il pre-negoziato, visto che non ci sono certezze nemmeno sull’esatta consistenza delle risorse finanziarie su cui discutere.
I sindacalisti presenti (di Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda) si sono sentiti spiegare da Guido Fantoni, presidente dell’ARAN, che nella migliore delle ipotesi gli aumenti di stipendio non supereranno i 150 euro lordi mensili, e che per la “valorizzazione professionale”, cioè per aumenti legati alla professionalità e al merito individuale, non ci sarà nulla, “neanche un euro”.
Agli sconsolati sindacalisti, che tentavano di tenere aperta la prospettiva di un salario “europeo” almeno per il biennio 2003-2004, Fantoni ha replicato tre cose: che i 150 euro per gli insegnanti sono di fatto un tetto invalicabile, e comunque più alto di quello previsto per il resto dei pubblici dipendenti; che saranno distribuiti a pioggia, come in passato; e che non si capisce perché si dovrebbero dare stipendi “europei” agli insegnanti e non, per esempio, ai metalmeccanici.