Congresso PDL/2. Gelmini: l’ora della responsabilità

Le immagini dei telegiornali di sabato scorso hanno mostrato i ministri Gelmini e Tremonti seduti uno accanto all’altro, mentre seguivano i lavori del congresso costitutivo del PDL.

La vicinanza sarà stata casuale, ma non per questo meno significativa, perché non c’è dubbio – lo si è visto fin dai primi mesi di vita dell’attuale governo – che tra i due ministri c’è stata fin dall’inizio un’intesa sostanziale, almeno sul piano degli obiettivi da raggiungere (ben più difficile fu il rapporto tra la Moratti e Tremonti durante il precedente governo Berlusconi).

La Gelmini si è fatta carico, in effetti, di operare all’interno del quadro macroeconomico disegnato da Tremonti, centrato sulla riduzione della spesa pubblica, e quindi di quella per l’istruzione, che ne rappresenta una componente fondamentale. Anche il tandem Fioroni-Padoa Schioppa si era mosso, per la verità, nella stessa direzione, ma con misure meno drastiche, e offrendo in cambio ai sindacati e alla sinistra estrema la stabilizzazione di molti precari.

La Gelmini si è potuta muovere senza i vincoli politico-sindacali del suo predecessore, ma anche potendo disporre di risorse ridotte all’osso. Probabilmente è per questo, oltre che per sua personale convinzione (testimoniata da un disegno di legge presentato nella scorsa legislatura), che ha puntato le sue carte non tanto sulle riforme strutturali – salvo che nel caso del maestro unico – quanto sulla riqualificazione del ruolo della scuola dal punto di vista etico-sociale.

Non a caso, riteniamo, nell’intervento pronunciato al congresso del PDL ha parlato di “rivoluzione della responsabilità“, e ha definito il merito “l’unica vera leva di mobilità e progresso sociale“. In presenza di risorse scarse, insomma, va rilanciata la qualità del capitale umano disponibile.