Congresso PDL/1. Fine della seconda Repubblica?

Il congresso svoltosi a Roma dal 27 al 29 marzo 2009 ha sanzionato la fusione delle due maggiori formazioni che sostengono l’attuale governo – Forza Italia e Alleanza Nazionale – in un unico soggetto politico e parlamentare, il “Popolo della Libertà” (PDL).

La nascita del PDL costituisce il naturale, anche se non scontato, esito di un percorso verso il bipartitismo che aveva portato alla modifica del sistema elettorale introdotta nelle elezioni del 2008 e alla formazione, sul versante della sinistra, del Partito Democratico (PD).

In entrambi gli schieramenti i partiti maggiori – FI e AN da una parte, DS e Margherita dall’altra – hanno perseguito lo stesso disegno: liberarsi dal condizionamento dei partiti più piccoli, semplificare il quadro politico, aumentare perciò la governabilità del sistema.

Entrambi gli schieramenti, dalla nascita della cosiddetta “seconda Repubblica” (1994) in avanti, avevano in effetti riscontrato lo stesso tipo di difficoltà, la forte conflittualità interna alle coalizioni, che aveva portato a frequenti crisi politiche, verifiche, cambi di governo, quasi come nella “prima Repubblica”. Lo si era visto anche nel campo delle riforme scolastiche, e perfino nei rapporti tra i due partiti che ora si fondono nel PDL, quando fu AN ad opporsi all’iniziale progetto della Moratti di ridurre a 4 anni la durata dei licei, e fu ancora AN (insieme a Confindustria) ad imporre la nascita dei “licei vocazionali” (ex istituti tecnici), un ircocervo giustamente silurato dal centro-sinistra di Prodi-Fioroni, e non riesumato dall’attuale governo.

Vedremo presto se la nascita del PDL, e il simmetrico (ma meno facile) processo di consolidamento del PD, renderanno più agevole e spedito il cammino delle riforme scolastiche, che spesso hanno rappresentato la cartina al tornasole della governabilità del Paese.