Confluenza dei percorsi/3: cosa diranno le regioni

L’unica speranza di contrastare queste preoccupanti derive è ora affidata ai tavoli tecnici Regioni-Ministero, che saranno chiamati ad approfondire, tra l’altro, le problematiche connesse alla definizione delle tabelle di confluenza dei percorsi di istruzione secondaria previsti nell’ordinamento attuale nei percorsi liceali di cui al decreto legislativo 226/2005.
Se, infatti, le regioni accetteranno di far automaticamente confluire i 39 indirizzi degli attuali istituti tecnici (7 di tipologia economico-commerciale e 32 tecnologico-industriale) rispettivamente nel liceo economico e nel liceo tecnologico e la maggior parte degli attuali 55 indirizzi dell’istruzione artistica e dell’istruzione professionale artistica nel nuovo liceo artistico si è certi che avremo un sistema dei licei che richiamerà, perché percepito più qualificante, ben oltre l’80% di ogni leva giovanile e un sistema dell’istruzione e formazione professionale anoressico che non potrà ormai più sperare, anche sul piano quantitativo prima che ancora su quello qualitativo, nella proclamata pari dignità e nel rispetto del valore dell’interconnessione.
Accettando una simile confluenza, le regioni collocate nell’area politica di centro sinistra dimostrerebbero di non tenere in conto un avvertimento invece molto insistito nel programma elettorale dell’Ulivo del 1995, quello che invitava a «riconoscere che l’espansione della scolarità prolungata, pur avendo un intrinseco valore, non è, in quanto tale una leva strategica, ma anzi essa può creare distorsioni e ritardi dannosi nell’ingresso al lavoro. Occorre invece finalizzare (non specializzare) maggiormente la formazione professionale, riconoscendo altresì che l’istruzione di base e l’istruzione generale costituiscono elementi sempre più importanti nella costruzione di professionalità flessibili» (L’Ulivo, La Scuola che vogliamo, dicembre 1995, pp. 67-68).