Confindustria/1: innalzare il Pil con l’istruzione

“Puntare sul capitale umano è la più importante politica industriale per uscire dalla crisi. L’aumento in dieci anni del grado di istruzione italiano al livello dei Paesi più avanzati innalzerebbe il Pil fino al 15% in termini reali, cioè 234 miliardi, con un guadagno di 3900 euro per abitante”. È questo il messaggio forte che viene dal convegno del Centro studi di Confindustria svoltosi la settimana scorsa a Bari, in cui è stata presentata la ricerca “People first. Il capitale sociale e umano: la forza del Paese”.

Cosa emerge dallo studio? Che il sistema scolastico italiano non brilla né per quantità né per qualità. La crisi sembra proprio aver demotivato le persone e diminuito l’investimento delle famiglie in istruzione, alimentando così un circuito di certo non virtuoso che viene individuato tra le cause della bassa crescita. In risposta a questa pericolosa spirale l’investimento sul capitale umano appare come l’unica risposta per far ripartire il Paese e dare ossigeno al tasso di occupazione che, in Italia, tra i giovani è al 16,6% contro una media UE del 32,5%.

Un altro primato negativo a carico del nostro Paese è quello relativo ai Neet, che raggiungono ormai il 24% (2.250.000 giovani) della popolazione tra i 15 e i 29 anni e un costo sociale di oltre due punti di Pil annui.

C’è una ricetta per uscire da questa situazione? Gli economisti di Viale dell’Astronomia evidenziano che studiare conviene, considerato che il tasso di occupabilità dei laureati in Italia è il 40% superiore a quello dei diplomati. Purtroppo però l’Italia vanta anche un primato negativo nel campo della mobilità sociale; in questo ambito emerge con chiarezza che chi ha i genitori più istruiti ha molte più probabilità di raggiungere lo stesso titolo di studio (solo il 9% dei giovani arriva al traguardo della laurea se ha genitori con bassa istruzione, contro il 64% dei figli dei laureati). Per invertire la tendenza e fare della scuola e dell’università un ascensore sociale, Confindustria non ha dubbi: bisogna investire nel capitale umano. People first.