Conferenza Stato-Regioni/1. La rottura

Non abbiamo compreso perché si vogliono accelerare i tempi del parere, dal momento che la riforma è stata rinviata al 2007-08“. Con queste parole Vasco Errani, presidente della Regione Emilia-Romagna e della Conferenza delle Regioni, ha bruscamente interrotto il dialogo tra sordi che ha caratterizzato l’attesa seduta del 15 dicembre 2005 della Conferenza unificata Stato-Regioni.
Il Governo, rappresentato dalla sottosegretaria Aprea, sperava di portare a casa un parere, ancorché largamente negativo, che consentisse comunque di andare avanti con i provvedimenti di attuazione della riforma del secondo ciclo, in particolare di quelli relativi ai livelli essenziali di prestazione del sistema di istruzione e formazione. E magari di favorire, una volta delineato il quadro generale dei percorsi, l’adozione sperimentale dei nuovi ordinamenti da parte delle non poche scuole che, a quanto risulta, sarebbero disponibili a partire già dal 2006-2007 avvalendosi della normativa sull’autonomia (DPR 275/1999, art. 4, 5 e 6).
Ma il tentativo non è riuscito.
Le Regioni hanno ribadito il loro rifiuto a dare il parere con la motivazione che il rinvio della riforma all’anno scolastico 2007-08 faceva venire meno l’urgenza. L’on. Aprea ha affermato che il governo sarebbe andato comunque avanti anche in assenza del parere delle Regioni. Errani ha invocato la rilettura del verbale della precedente conferenza, per confermare che le parti avevano concordato sul venir meno dell’urgenza.