Con la laurea meno lavoro che con il diploma. In Repubblica Ceca e… Italia

Il rapporto OCSE, presentato lo scorso 24 novembre al Miur, fornisce come ogni anno una visione a 360 gradi sui sistemi d’istruzione dei 34 paesi aderenti.

Il confronto con gli altri paesi mostra sempre ampie distanze del nostro Paese dai valori medi internazionali in tante aree significative per lo  sviluppo non solo del sistema d’istruzione, ma anche sulle prospettive di sviluppo del sistema Paese. Emerge ad esempio che l’Italia ha il più basso tasso di occupazione di giovani laureati e che  investe pochissimo nell’istruzione universitaria. Nel 2014 solo il 62% era occupato, cinque punti percentuali in meno rispetto al 2010, e venti punti percentuali in meno rispetto alla media Ocse.

In Italia la percentuale di occupati laureati è più alta per la fascia d’età 55-64 anni rispetto a quella 25-34 anni, come in Islanda e nella Repubblica Ceca dove, però, non si registra la stessa anomalia italiana.

Solo in Italia e nella Repubblica Ceca il tasso di occupazione in età compresa tra 25 e 34 anni è più basso tra i laureati rispetto a chi ha conseguito solo un diploma. Lo studio evidenzia, inoltre, che in Italia il tasso di occupazione è particolarmente basso per i giovani laureati i cui genitori non sono laureati.

Tra il 2000 e il 2012, tra i paesi dell’Ocse, in Cile, Francia, Norvegia, Polonia, Svezia e Italia la spesa nell’istruzione è aumentata meno del PIL, solo lo 0,9 per cento del PIL italiano è investito nell’istruzione universitaria, solo il Lussemburgo ci ha ‘battuti’ in questo record. D’altronde, se l’investimento negli studi universitari non è produttivo…

La Buona Scuola riuscirà a curare questi nostri, ormai cronici, mali?