Competenze non cognitive/1. Una legge per sperimentarle

A grandissima maggioranza (340 voti a favore, 5 astenuti, nessuno contrario) la Camera ha approvato la proposta di legge presentata dall’intergruppo parlamentare per la Sussidiarietà, coordinato dal deputato Maurizio Lupi, attualmente presidente del gruppo Noi per l’Italia’, volta ad introdurre l’apprendimento delle “competenze non cognitive” nella scuola italiana attraverso una sperimentazione nazionale triennale.

Nel percorso di definizione della legge si è registrato un consenso trasversale, riflesso ne finale, nel quale sono intervenuti, in particolare, oltre a Lupi, il relatore Lattanzio (PD), e a nome dei rispettivi gruppi Valentina Aprea (Forza Italia), Flavia Piccoli Nardelli (PD), Vittoria Casa e Alessandra Carbonaro (M5S), Angela Colmellere (Lega), Paola Frassinetti (FdI), Gabriele Toccafondi (IV). Il testo passa ora al Senato, e data l’ampia convergenza politica non dovrebbe incontrare ostacoli, almeno sulla carta, anche perché essa ha ricevuto il plauso dello stesso ministro della PI, Patrizio Bianchi, a cui giudizio “questo provvedimento contribuisce a costruire una scuola che mira alla formazione di qualità, per tutti e per ciascuno, e allo stesso tempo è luogo di relazioni, una scuola che educa cittadine e cittadini consapevoli delle proprie capacità e inclusiva”.

La proposta di legge prevede che la sperimentazione abbia inizio nel 2022-2023 nelle scuole di ogni ordine e grado, compresi i CPIA, in parallelo con l’attività di formazione dei docenti. La stessa legge, e anche alcuni ordini del giorno approvati, specificano che tali competenze non cognitive (non cognitive skills, denominate anche soft o life skills), sono quelle abilità che portano a comportamenti positivi e di adattamento, che rendono l’individuo capace di far fronte efficacemente alle richieste e alle sfide della vita di tutti i giorni. Tra queste vengono citate la capacità di gestire le emozioni, la gestione dello stress, la comunicazione efficace, l’empatia, il pensiero creativo e quello critico, la capacità di prendere decisioni e quella di risolvere problemi (problem solving), nonché l’apertura mentale, la capacità di collaborare, la sicurezza personale.

Il Ministero dell’istruzione si avvale della collaborazione dell’INDIRE e dell’INVALSI per le procedure di valutazione dei progetti, mentre al monitoraggio e alla valutazione complessiva della sperimentazione provvede un apposito Comitato tecnico-scientifico, istituito con decreto del Ministro, del quale fanno parte rappresentanti degli stessi INVALSI e INDIRE, ma anche “dei dirigenti scolastici, dei dirigenti tecnici e del personale docente per ogni ordine e grado di scuola”. Alla fine del triennio di sperimentazione il Ministro riferirà in Parlamento sul suo esito.

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