Compenso al tutor per legge? No, grazie

Ritorna il tutor. In piena estate, quando meno te lo aspetti, il desaparecido della riforma fa la sua breve comparsa alla Camera dei deputati, ma il Presidente lo rifiuta.

E i sindacati ringraziano.

Come molti ricordano, quasi un anno fa (esattamente il 30 agosto 2004), in attuazione dell’art. 43 del CCNL, partiva la trattativa per definire l’esercizio della funzione tutoriale nel primo ciclo di istruzione e per quantificare il compenso per tale prestazione.

Di rinvio in rinvio, di scontro in scontro, quella trattativa è andata alla deriva, abbandonata, archiviata, senza che si potesse definire il come e il quanto del tutor.

Nei giorni scorsi, però il tutor ha fatto improvvisamente la sua comparsa alla Camera dei deputati, dove, su proposta del Governo, in sede di conversione in legge è stato presentato l’emendamento 3-bis.01 al decreto legge n.115/2005 recante disposizioni urgenti per assicurare la funzionalità di settori della pubblica amministrazione.

L’emendamento governativo prevedeva l’erogazione di un compenso per la funzione tutoriale nel primo ciclo di istruzione.

La presidenza della Camera ha tuttavia ritenuto inammissibile l’emendamento che, pertanto, è decaduto senza nemmeno essere discusso.

Questo non ha impedito tuttavia ai sindacati confederali della scuola e allo Snals di esprimere in un documento congiunto tutta la loro contrarietà e la protesta per l’iniziativa unilaterale del Governo, considerata un attacco alla prerogative contrattuali.

Con il documento i sindacati della scuola colgono l’occasione per chiedere “la riapertura del confronto negoziale ex art 43 CCNL presso l’ARAN finalizzato a dare certezza di risorse alle scuole e di retribuzione del lavoro“.