Comparazione educativa/3. L’Europa farà da sé?

La Commissione europea sta esaminando la possibilità di dotarsi di un proprio sistema di valutazione e comparazione delle prestazioni degli allievi delle scuole europee, diverso e in qualche modo alternativo rispetto a quelli finora apprestati da enti intergovernativi come l’OCSE o interuniversitari (allargato ad altri soggetti specializzati), come la IEA (International Association for the evaluation of Educational Achievement).
Lo ha detto il direttore generale degli Affari internazionali del Ministero della pubblica istruzione, Antonio Giunta La Spada, intervenendo sabato scorso, 26 maggio, al convegno promosso dall’università di Roma Tor Vergata e dalla SICESE, l’associazione del comparatisti italiani. L’ipotesi allo studio a Bruxelles è quella di emanare un bando europeo per affidare le indagini di questo tipo a un soggetto (probabilmente una partnership transnazionale ad elevata specializzazione) che costruisca una metodologia e strumenti di valutazione che tengano conto delle caratteristiche delle scuole europee e degli obiettivi definiti dell’Unione Europea (competenze chiave, quadro europeo delle qualifiche, agenda di Lisbona per il 2010 e così via).
E’ abbastanza paradossale per noi europei“, ha detto Giunta La Spada, “dover fare riferimento a modelli e strumenti valutativi, come per esempio quelli dell’indagine OCSE-PISA, messi a punto da americani, australiani e canadesi“. Tra le obiezioni mosse a questo tipo di indagini sta l’eccessiva enfasi che esse pongono sulla utilizzazione pratica delle conoscenze (oggetto privilegiato dei test), tipico della cultura anglosassone, a scapito di modelli formativi, ampiamente diffusi in Europa, più centrati sull’acquisizione di conoscenze e abilità considerate valide in sé, a prescindere dalla loro curvatura in senso pratico.