Commissione Europea: social META nel mirino, sono pericolosi

Primi effetti concreti dell’entrata in vigore del Digital Services Act, la nuova regolamentazione dell’Unione europea emanata nel 2022 con l’obiettivo di “creare uno spazio digitale più sicuro, in cui i diritti fondamentali degli utenti siano protetti e a stabilire condizioni di parità per le imprese”.

La Commissione ha avviato infatti un procedimento formale contro la società META di Zuckerberg, con riferimento in particolare ai suoi social di punta, Facebook e Instagram, come si legge in un puntuale servizio di Cecilia Mussi pubblicato nel supplemento scolastico “A scuola con il Corriere” del quotidiano milanese (23 maggio).

A spiegare la decisione è la commissaria Margrethe Vestager, vicepresidente esecutiva della Commissione e titolare dell’Antitrust e dello sviluppo digitale: “Oggi compiamo un altro passo avanti per garantire la sicurezza dei giovani utenti online. Con il Digital Services Act abbiamo stabilito norme che possono proteggere i minori quando interagiscono online. Temiamo che Facebook e Instagram possano stimolare la dipendenza comportamentale e che i metodi di verifica dell’età che Meta ha messo in atto sui loro servizi non siano adeguati e ora dovranno condurre un’indagine approfondita. Vogliamo tutelare la salute mentale e fisica dei giovani”.

Un altro commissario, quello per il Mercato interno, Thierry Breton, ha ribadito i timori dell’UE: “Non siamo convinti che Meta abbia fatto abbastanza per rispettare gli obblighi DSA (Digital Services Act, NdR) per mitigare i rischi di effetti negativi sulla salute fisica e mentale dei giovani europei sulle sue piattaforme Facebook e Instagram”. 

META in un comunicato sostiene di aver sviluppato nell’ultimo decennio “oltre 50 strumenti e policy pensate proprio per proteggere i minori”, ma l’indagine della Commissione va avanti. Tra gli effetti indesiderati dei social (quelli di Zuckerberg, ma anche altri come YouTube e TikTok) il principale e più pericoloso è quello che uno studioso americano, Kaitlin Woolley, chiama “effetto tana del coniglio” (rabbit-hole effects), cioè il bisogno compulsivo, indotto dagli algoritmi utilizzati dai social, di contenuti collegati l’uno con l’altro, che in particolare nei minori crea dipendenza, isolamento e depressione, vere e proprie malattie mentali, come denunciato anche dallo psicologo Haidt. “Soprattutto per i ragazzi – dice a Tuttoscuola il dott. Valerio Di Liberto, psichiatra e psicoterapeuta – c’è quindi un grande pericolo di sviluppare una dipendenza da internet che può precludere un’esperienza reale della vita e può portare ad ansia, depressione ed evitamento sociale. Per prevenire e per curare queste dipendenze c’è bisogno che i ragazzi siano informati dei rischi ma anche che le famiglie vigilino e siano attente a come i figli utilizzano il web”.

C’è attesa per gli sviluppi dell’indagine della UE. In teoria un’applicazione rigida del Regolamento europeo DSA potrebbe anche portare a misure drastiche come il divieto di accedere ai social fino a 18 anni e al limite, in caso di inadempienza da parte dei gestori dei social, allo spegnimento dei siti.

 

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