Collegato sulla scuola/2. Ma i sindacati non ci stanno

Sulla delega al governo di cui si dà notizia nella news precedente la reazione dei sindacati è aspra. Prima ancora che si conoscessero i contenuti esatti del disegno di legge collegato alla legge di stabilità il segretario della Flc Cgil Mimmo Pantaleo, ha preso posizione parlando di un “ulteriore colpo ai diritti dei lavoratori e delle lavoratrici” inferto da una norma che “prevederebbe, oltre ad una serie di deleghe su una pletora di materie, sostanzialmente la rilegificazione del rapporto di lavoro, inclusa la parte economica, per i docenti del comparto scuola, i ricercatori e tecnologi e i docenti AFAM. Tradotto significa: mano libera su orari, stipendi e carriere”.

Il sindacalista avverte: “Fin d’ora avvertiamo il Ministro e il Governo che un attacco di questo tipo è per noi inaccettabile e che su questo avvieremo una mobilitazione continua e incisiva. Ci si fermi e si avvii il confronto per rinnovare i contratti nazionali: i colpi di mano e gli interventi unilaterali non hanno portato fortuna ai precedenti governi né hanno migliorato la scuola, l’università, la ricerca e l’alta formazione artistica e musicale”.

Non diversa la reazione della Gilda degli insegnanti, il cui coordinatore nazionale Rino Di Meglio chiede al ministro Carrozza di “chiarire subito i contenuti di questa legge delega”, ritenendo “molto grave che un Esecutivo di transizione possa anche soltanto pensare di mettere mano a una riforma epocale scavalcando il Parlamento e ignorando totalmente il mondo della scuola”. La Gilda è preoccupata, in particolare, per la sorte dei Collegio dei docenti che rischierebbe di essere trasformato in un organo meramente consultivo: “Se questa notizia risultasse fondata sarebbe preferibile abolirlo perché non diventerebbe altro che un’ulteriore perdita di tempo per i docenti ridotti sempre più a burocrati”.

L’Anief, a sua volta, critica in particolare la previsione, contenuta nella delega, del corso-concorso come via maestra per l’accesso all’insegnamento presso le istituzioni scolastiche. “Eppure migliaia di precari avrebbero pieno diritto alla stabilizzazione dopo aver prestato servizio per più di 36 mesi su posti vacanti e disponibili, come dice la Commissione UE”, scrive il sindacato in una nota pubblicata sul suo sito.