
Classi pollaio? Cè di più…
Per conseguire l’obiettivo di aumentare il rapporto alunni/insegnanti di 0,4 punti (e ridurre così
l’organico), secondo quanto disposto dall’art. 64 della legge 133/2008, uno dei regolamenti
della riforma Gelmini (dpr 81/2009) ha elevato dall’anno scolastico 2010/2011 di una unità il
numero massimo di alunni per classe (in vigore dal 1998), disponendone l’applicazione dal
2010-2011.
I nuovi limiti massimi sono così determinati: scuola infanzia 26, primaria 26, secondaria di I
grado 27, secondaria di II grado 30 (e “non meno di 27”, precisa il dpr 81/2009). Si tratta di
limiti massimi che, per effetto dell’art. 4 dello stesso regolamento, possono aumentare fino al
10% in sede di organico di fatto.
In altri termini quei parametri possono arrivare ora al massimo di 29 bambini per sezione nella
scuola dell’infanzia, a 29 alunni nelle classi di primaria, a 30 in quelle di I grado e a 33 nelle
classi delle superiori, salvo alcune situazioni straordinarie regolamentate.
Contro l’affollamento delle classi (calano le classi - passate da 374.946 del 2008/09 a 370.711
del 2009/10, -1,1% - e aumenta il numero di alunni - passato da 7.768.071 a 7.804.711,
+0,5%), ha avviato una class action il Codacons, sostenendo davanti al Tar Lazio che 275 classi
superano il limite massimo consentito (presumiamo quello comprensivo della deroga del
10%); classi che lo stesso Codacons ha definito “classi pollaio”.
Il Tar ha riconosciuto fondato il ricorso e ha dato 120 giorni di tempo al Miur per mettere a
punto un piano apposito per rimediare ai 275 “pollai”. Il ministro Gelmini, ricordando che del
miliardo previsto per gli interventi urgenti in edilizia scolastica sono già stati stanziati 358
milioni, ha affermato che “le classi con più di 30 alunni sono appena lo 0,4%”, dovuto per lo
più alle preferenze delle famiglie per alcuni istituti.
In poche parole il Miur avrebbe superato, se pur di poco e in pochi casi, il limite che esso
stesso aveva fissato. Da qui l’ordinanza del Tar per tornare ai limiti fissati dal Regolamento.
Ma noi riteniamo che ci sia una violazione ancora più grave, che riguarda i livelli di sicurezza fissati
da un’altra disposizione emanata dal ministero dell’interno per la prevenzione incendi.
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