Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Classe islamica sì o no?

Gent. direttore, qualche considerazione sulle vicende della cosiddetta “classe islamica”.

1. Occorre dire che con la conclusione (secondo i “palazzi”, perché poi alla scuola il problema rimane) la politica meno nobile l’ha fatta da padrone, alla faccia dell’autonomia riconosciuta alle scuole dalle legge. E’ ovvio che l’autonomia non è arbitrio, ma, per quello che ho potuto capire, i docenti, il preside ed i loro aiuti esterni, consapevoli della difficoltà, avevano ideato un progetto didattico (tra l’altro gia sperimentato dal Cisem) e la scuola una soluzione organizzativa, disposti a rivederlo se non avesse funzionato. Chi è seriamente in grado di stabilire che, in tutte le situazioni, l’integrazione funziona meglio con due mussulmani per classe invece che con la classe intera richiesta dalle famiglie, per motivi che qualcuno può non condividere ma verso i quali non ci sono serie ragioni didattiche e formative di impedimento? Come è possibile stabilire in assoluto che un metodo didattico e una soluzione organizzativa che non ha funzionato a Mazara del Vallo potrebbe funzionare a Milano?

2. Il vero dibattito, che non ho trovato sui giornali, doveva essere di carattere didattico, sull’utilità cioè del metodo scelto per istruire e sulla soluzione provvisoria individuata per formare (come ha tentato di fare Barbiellini Amidei). Si tratta ad esempio di verificare se dei ragazzi di 14 anni imparano meglio l’italiano nella classe omogenea, invece che distribuiti nelle varie classi. Resta il fatto che la scuola collabora all’integrazione culturale nel suo complesso, non ostacolando l’esprimersi delle identità (come è successo in Francia col velo), ma mettendo in atto tutti gli strumenti metodologici e didattici, senza pregiudizi, capaci di valorizzare e far crescere l’identità di tutti. Salvo averne paura!

3. Non so chi siano i “docenti cattolici” contenti dello stop alla sperimentazione all’Agnesi, ai quali si riferisce il Corriere della Sera. Mi ricordo invece che molti cattolici (anche movimenti e organismi ufficiali) in passato hanno chiesto nella scuola statale il “pluralismo nelle istituzioni”, cioè la possibilità per soggetti sociali e aggregazioni di vedere rispettata e riconosciuta la loro identità culturale nella scuola di stato, magari anche chiedendo la scelta della classe. Per loro era valido e per le famiglie mussulmane no? A meno di dire, come qualcuno ha fatto, che “questi islamici si paghino le loro scuole private”. Speriamo che in un giorno non lontano la democrazia vera permetta (come in tutta Europa, nel mondo occidentale e negli ex paesi comunisti succede) il finanziamento completo delle loro opere scolastiche, con tutti i crismi rispettosi delle leggi comuni. E questa dovrebbe essere una battaglia di civiltà che accomuni ogni uomo o donna interessato ad un moderno sistema di istruzione.

4. Fa piacere che anche la sinistra oggi difenda la classe omogenea islamica dell’Agnesi, quando ha in passato osteggiato le richieste di libertà di aggregazione culturale o di semplici richieste delle sezione nelle scuole statali, fatte dai cattolici. Probabilmente una maggiore attenzione alla realtà educativa porta a cambiare parere.

5. Mi risulta che gli italiani emigrati prima e dopo la guerra hanno spesso cercato di conservare la loro identità (senza contrapporla a nessun altro) anche con opere e istituzioni a carattere culturale e formativo, che permettessero ai loro figli di mantenere viva la cultura d’origine, nella quale individuavano giustamente non solo dignità ma significato del vivere e lavorare.

Roberto Pellegatta
Dirigente scolastico associazione Di.S.A.L.

 

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Una classe islamica è una cosa MOSTRUOSA. E’ l’ennesima imposizione di una dittatura sotterranena e a partito trasversale. Gli islamici stanno INVADENDO il nostro mondo civile con le loro usanze ed imposizioni. Non se ne può più . Che se ne tornino a casa loro, ad imparare nelle loro scuole, nei loro paesi, che sono tanto belli! Loro non hanno NESSUNA voglia di integrarsi con noi (il che significa STUDIARSI e RISPETTARE la nostra Costituzione) ma c’è qualcuno che vuole integrarli per forza! Facciamo rispettare la scuola italiana e le istituzioni italiane piuttosto, una volta tanto!

Alice e colleghi

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