Cinque minuti di silenzio contro la discriminazione nelle scuole

Omofobia e diversità alla base dell’ennesimo atto di violenza e di malessere consumatosi a Torino nella giornata di ieri. Il sedicenne suicida infatti sembra interrogare la coscienza di tutti – almeno per qualche giorno.

Nella città che ospita una rassegna sul cinema omosessuale ormai da anni, accade pertanto – se le cose stanno come appaiono – episodi che rimandano ancora una volta all’intolleranza verso la diversità.

Così Arcigay Firenze propone che nelle scuole, nella giornata di mercoledì 11 aprile, al ritorno dalle vacanze pasquali, si sospendano le lezioni per 5 minuti di silenzio e riflessione sui giovani vittime della discriminazione sessuale. “Chiediamo che al rientro dalle vacanze pasquali vengano istituiti in tutte le scuole medie inferiori e superiori italiane cinque minuti di silenzio per riflettere sull’accaduto e sull’ormai dilagante senso di omofobia presente nella nostra società, che continua a uccidere”. Francesco Piomboni e Matteo Pegoraro, rappresentanti di Arcigay Firenze “Il Giglio Rosa”, vogliono lanciare un monito contro l’omofobia di fronte all’ultimo episodio di suicidio di un giovane studente omosessuale avvenuto nel torinese. M., sedicenne, si è infatti tolto la vita con una coltellata al petto e gettandosi dal quarto piano del palazzo in cui abitava perché continuamente tormentato e preso in giro dai compagni di classe: “Sei come Jonathan del Grande Fratello. Ti piacciono i ragazzi, sei gay”.

“Questo è solo l’ultimo di una dilagante serie di episodi di discriminazione e bullismo che nelle scuole esistono e vengono sottovalutati, se non ignorati del tutto”. Arcigay Firenze “Il Giglio Rosa” lancia una proposta all’Assessore all’Istruzione e alle Politiche Giovanili del Comune di Firenze, Daniela Lastri, una proposta che spera si estenda a tutto il territorio nazionale: “Cinque minuti di silenzio nelle scuole perché giovani e adulti, studenti, docenti e genitori, riflettano sull’accaduto e possano dichiarare unitamente il loro secco ‘no’ alla violenza fisica e soprattutto psicologica della discriminazione”.