Ciclone europee: la scuola sembra più verde che gialla

È lo stesso Luigi Gallo, presidente pentastellato della commissione Istruzione della Camera, ad ammettere, in un’intervista rilasciata a Radio Cusano Campus all’indomani della votazione, che il Movimento 5 Stelle ha commesso l’“errore” (testuale, ripetuto due volte) di aver sottovalutato l’importanza strategica del Miur avendolo consegnato, in sede di formazione del governo, alla Lega del “trio Bussetti, Pittoni e Valditara”.

Così il M5S non ha potuto mettere a frutto il credito guadagnato tra gli insegnanti con la battaglia frontale condotta contro la “Buona Scuola” e con l’impegno a stabilizzare i precari, a partire dai maestri diplomati. Anzi, aggiunge Gallo, la Lega “stando nella stanza dei bottoni” ha finito per aprire opportunisticamente alle richieste di protezione delle categorie interessate, e a quelle dei sindacati, facendo apparire il M5S come un ostacolo al loro accoglimento. Uno schema apparso in maniera plastica due giorni prima delle elezioni europee, quando il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, ha annunciato misure straordinarie per stabilizzare il precariato storico della scuola, raccogliendo il plauso dei sindacati ma forti critiche da Bianca Laura Granato e Alessandra Carbonaro, capigruppo M5S in Commissione cultura di Camera e Senato.

Se l’analisi di Gallo è corretta, a veder deluse le speranze riposte nel Movimento 5 Stelle sono stati in particolare gli insegnanti del Sud e delle isole, e questo spiegherebbe almeno in parte il rilevante flusso verso l’astensione dal voto registratosi nelle Regioni meridionali, come segnalato nella precedente notizia.

Come riguadagnare la fiducia degli insegnanti in un’area del Paese strategica per il Movimento che continua a essere guidato dal campano Luigi Di Maio? L’ultima spiaggia, come si è visto anche nell’ultima parte della campagna elettorale, quando il confronto-scontro tra i due partners del governo si è fatto più aspro, sembra a questo punto quella dell’autonomia regionale differenziata, rivendicata dalle Regioni del Nord a guida leghista (e anche dall’Emilia-Romagna) ma contestata da Di Maio anche dopo il voto del 26 maggio: “si farà solo rispettando la coesione nazionale”, ha detto il riconfermato capo politico del Movimento.

Su questo punto anche il premier Conte, prima delle elezioni, aveva provato a mediare, ma la pressione di Salvini, dopo il 26 maggio, si è fatta più forte: tra le cose da fare subito, per uscire dall’immobilismo denunciato dal numero due della Lega Giancarlo Giorgetti, insieme alla TAV Torino-Lione, alla flat tax e al decreto sicurezza bis, c’è anche l’autonomia differenziata, alla quale sono contrarissimi peraltro anche i sindacati della scuola. Un’occasione per il M5S di riprendere il contatto con gli insegnanti, soprattutto del Sud, ma anche una sfida ad alto rischio, che Di Maio potrebbe perdere nel caso che le ragioni della sopravvivenza del governo prevalessero su quelle della rottura del contratto, nell’ultimo sforzo di salvare l’anima del Movimento.