Chiamata diretta, il primo nodo da sciogliere
Chiamata diretta da cancellare. Questo è il parere della Gilda che ha chiesto subito l’apertura di un tavolo di confronto a tutto campo con il ministro Fedeli, chiedendo di rivedere e riformare alcune norme della Buona Scuola. Su questa disposizione che spazi di manovra ha il ministro?
La legge 107/2015 prevede ai commi 79 e seguenti che i”l dirigente scolastico propone gli incarichi ai docenti di ruolo assegnati all’ambito territoriale […] anche tenendo conto delle candidature presentate dai docenti medesimi […] formula la proposta di incarico (che) ha durata triennale ed è rinnovata purché in coerenza con il piano dell’offerta formativa. Sono valorizzati il curriculum, le esperienze e le competenze professionali e possono essere svolti colloqui. L’incarico è assegnato dal dirigente scolastico e si perfeziona con l’accettazione del docente. Il docente che riceva più proposte di incarico opta tra quelle ricevute. L’ufficio scolastico regionale provvede al conferimento degli incarichi ai docenti che non abbiano ricevuto o accettato proposte e comunque in caso di inerzia del dirigente scolastico”.
Come si vede, parlare di ‘chiamata’ diretta è forse eccessivo, ma non vi è dubbio che la legge ha ribaltato la procedura seguita da sempre nell’assegnazione della sede di servizio agli insegnanti: non è più il docente che sceglie la sede secondo punteggi di graduatoria, ma è la scuola, per mezzo del dirigente scolastico, che sceglie l’insegnante secondo il proprio fabbisogno formativo.
In questo primo anno di applicazione della riforma tutto questo, per una serie di circostanze, non è avvenuto in modo evidente e completo, ma nel tempo la procedura dovrebbe prendere piede gradualmente in forma strutturata. Una siffatta rivoluzione procedurale non piace al sindacato, né agli insegnanti. Alla lunga potrebbe piacere però alle famiglie.
Se il ministro Fedeli dovesse condividere la richiesta sindacale di modifica della ‘chiamata diretta’ – azzerando un elemento forte della riforma che forse piace al PD e anche alla destra – quale spazio di manovra ha? La legge è sufficientemente chiara e non lascia molto spazio agli interventi di modifica. Il ministro potrebbe soltanto cercare di anticipare i tempi di applicazione della norma, rendere più trasparenti le procedure, semplificare le modalità di presentazione dei curricula, aiutare i dirigenti scolastici nelle scelte, congelare le situazioni in corso. Ma la modifica della legge sfugge alle sue competenze dirette. Se condivide le richieste sindacali, può soltanto farsi carico di presentare al Parlamento disegni di legge riformatori.
Il modo con cui sarà affrontato questo nodo della ‘chiamata’ diretta darà la misura della possibile discontinuità sulla Buona Scuola che da più parti viene invocata.
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