Che scuola è se non insegna l’ortografia?

Con questo titolo polemico, Paola Mastrocola, docente e scrittrice, già componente della cabina di regia per la riforma dei licei, ha svolto su “La Stampa” una riflessione a tutto campo sui maestri di scuola primaria che sabato sono stati al centro del convegno di ItaliaFutura a Napoli.

Dopo aver convenuto pienamente che il futuro anche nel nostro Paese passa dalla scuola elementare “il punto dove parte l’istruzione, l’educazione, la passione e soprattutto la formazione della mente dei giovani“, la Mastrocola analizza la situazione attuale dei maestri “lasciati soli da uno Stato latitante che da anni ha abolito i programmi sostituendoli con generiche e fumose «Indicazioni ministeriali», uno Stato che ha pensato molto poco alla formazione dei maestri ma in compenso li ha sommersi di riforme confuse e contraddittorie ma soprattutto vuote di sostanza, svalutando il sapere a favore delle cosiddette competenze e allontanando sempre più la scuola dalla cultura”.

La scuola primaria di oggi – si chiede la scrittrice – è quella che vogliamo? La risposta viene dalla constatazione che ai livelli scolastici successivi le competenze logiche e linguistiche sono quasi un disastro: “Esiste una preoccupante nuova ignoranza a cui non possiamo assistere indifferenti. La maggior parte dei quindicenni di oggi che arrivano al liceo non sanno né leggere, né scrivere, né parlare. Hanno perduto il dono della parola: balbettano per mezzo minuto e restano in un silenzio imbarazzante, non capiscono i libri che leggono, non sanno scrivere quello che pensano, non conoscono la grafia corretta della loro lingua, hanno un lessico povero e limitato, non sanno leggere ad alta voce, prendere appunti, studiare, e ricordare quello che hanno letto”.

La Mastrocola ne individua la causa proprio nella scuola elementare attuale che non prepara più alla conquista degli obiettivi formativi richiesti.

Oggi abbiamo una scuola elementare in cui si fa preferibilmente teatro, pittura, canto, si dispongono i banchi in cerchio, si fanno gare di corsa nei corridoi e, anche, si leggono dei bei libri tutti insieme. Attività molto belle, divertenti, creative, di una scuola che desidera più che altro insegnare a stare insieme e aborre le nozioni, cioè le conoscenze, bollate ancora, e con insofferenza, come nozionismo”.

“Chiediamoci oggi tutti insieme – conclude – se la strada è giusta, se è davvero questa la scuola elementare che vogliamo”.