Che cosa cercano gli studenti?

Alle manifestazioni studentesche che si sono svolte in alcune città alla fine della scorsa settimana hanno partecipato attivamente, a quanto riferiscono le cronache, solo pochissimi alunni (decine, al massimo centinaia). Ma in molte scuole non ci sono state lezioni perché molti studenti, pur non aderendo alle manifestazioni, hanno preferito non entrare in classe. Hanno espresso in questo modo una sorta di solidarietà passiva con i manifestanti, come può essere accaduto qualche volta in passato? Non abbiamo questa impressione.

Sarebbe perciò un errore dire, come fanno sbrigativamente molti mass media, che “gli studenti hanno protestato contro la riforma della scuola, l’alternanza scuola-lavoro, i favori alle scuole private, i maggiori poteri concessi ai presidi” eccetera. In realtà nelle diverse città, compresa Roma, hanno protestato alcuni studenti, pochi.

Ciò che deve piuttosto preoccupare è che ancora una volta, anche questa volta, pur in presenza di una riforma che valorizza gli spazi di autonomia progettuale delle scuole e dichiara di mettere al centro delle proprie attenzioni gli studenti, molti di questi non si siano sentiti sufficientemente motivati per entrare in classe. 

Il sottosegretario all’istruzione Gabriele Toccafondi ha provato a rispondere almeno sulla questione dell’alternanza: “Non vogliamo svendere la scuola al privato”, ha detto, “ma vogliamo preparare i giovani ad affrontare il mondo del lavoro, dando competenze tecniche specifiche e valide. La scuola resta scuola ma al ‘sapere’ si affianca il ‘saper fare’, ai libri e alle interrogazioni si affianca un periodo in laboratorio scolastico e un periodo in azienda per vedere come si fa ciò che si è studiato in teoria”.

Ragionevole, sensato, soft. Ma servirà ben altro per spingere i ragazzi di oggi ad entrare a scuola quando c’è un pretesto per non entrarci: alla scuola serve recuperare prestigio, ruolo sociale, autorevolezza, e anche capacità attrattiva, fascino. Servirà tempo? Certo, ma se non si comincia ad andare gradualmente ma visibilmente in questa direzione il problema non sarà risolto, e i ragazzi preferiranno alla scuola una qualunque alternativa esistenziale.