Studenti di 189 nazionalità diverse affollano le scuole italiane, con una forte comunità musulmana di oltre 100 mila alunni.
A leggere questi dati non è tanto o solo la questione del crocifisso a far riflettere. Tra quanto si affaccerà anche in Italia il problema del velo islamico tra i banchi di scuola, da 15 anni fonte di polemiche in Francia?
Oltralpe è diventato un caso nazionale: il governo è ormai in imbarazzo, vorrebbe evitare di ricorrere a una legge ma il premier Raffarin non la esclude più.
La “guerra del chador”, che oppone allieve che si presentano in classe con il velo islamico e insegnanti restii ad accettarle, caratterizza da molti anni le cronache scolastiche francesi. Nel ‘94, di fronte al moltiplicarsi di scioperi e proteste, il ministero dell’Educazione ha emanato un provvedimento (la cosiddetta “circolare Bayrou”, dal nome del ministro dell’epoca) che proibisce agli studenti di indossare nelle scuole pubbliche “simboli religiosi ostentatori, che costituiscano in se stessi elementi di proselitismo“. Ma la circolare non ha certo risolto il problema e il governo pensa adesso a una legge che regolamenti la spinosa materia.
E in Italia? Per ora il fenomeno è limitato, ma l’esperienza francese dovrebbe indurre la società italiana a porsi per tempo il problema. Non è insomma solo la controversia sulla legittimità dell’esposizione del crocifisso in aula a rendere pressante la questione dell’integrazione e dell’educazione interculturale.
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