Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

”Allenati per la vita”, scuola di guerra o scuola di vita?

Rovente polemica tra governo e opposizioni

Il 9 e il 12 luglio scorsi, Tuttoscuola, con gli articoli Appello del Pd contro la mini-naia che sottrae risorse alla scuola e Quell’emendamento sulla naia breve, dava notizia e commentava l’approvazione nella commissione Bilancio del Senato dell’emendamento che introduceva la mini-naia, frutto di una iniziativa sperimentale del ministero della Difesa e di quello dell’Istruzione, per la quale venivano stanziati 19,8 milioni in tre anni.

Oggi si torna a parlare di quel tema, con riferimento a un diverso progetto, “Allenati per la vita”. A scagliarsi contro l’iniziativa sono due differenti interrogazioni del partito democratico e dei radicali.

Francesca Puglisi, responsabile Scuola della segreteria del maggior partito di opposizione, avverte: “La scuola è il simbolo dell’emergenza democratica nella quale è finito il nostro Paese: i parlamentari del Pd presenteranno un’interrogazione parlamentare urgente al ministro Gelmini sull’accordo firmato col ministro La Russa per diffondere la ‘cultura militare’ nelle scuole italiane“.

La dichiarazione della responsabile Scuola del Pd continua: “Dopo aver svuotato le casse scolastiche, dopo aver fatto entrare i simboli di partito in una scuola dello Stato oggi, con la diffusione e la pratica della cultura militare e dell’utilizzo delle armi a scuola, credo sia giunto il momento di dire: basta. Si sta drammaticamente realizzando ciò che Piero Calamandrei aveva prefigurato in un suo celeberrimo discorso: il ritorno di una dittatura nel nostro paese non avverrà con i carri armati per le strade ma distruggendo la scuola pubblica. Noi vogliamo che i nostri ragazzi apprendano a scuola la cultura della pace, l’unica che potrà garantire a tutti un futuro“.

Sarcastico è invece il commento dell’esponente radicale Marco Perduca, che usa per l’iniziativa l’epiteto di “scuola di guerra”: “Al ministero della Difesa, una ne pensano e cento ne fanno; ma mai la fanno da soli: se per la ‘mini-naja’ è stato coinvolto il ministro per la Gioventu’ Meloni, per la ‘scuola di guerra’ La Russa ha coinvolto il ministro dell’Istruzione Gelmini“.

Perduca, che sulla questione ha presentato un’interrogazione parlamentare per conoscere “i reali costi dell’iniziativa“, osserva: “Certo, si tratta di una sperimentazione, ma proprio come per la mini-naja il periodo di prova durerà poco per via dal solito grande numero di richieste alle quali il governo non potrà non corrispondere. Negli ultimi anni, per via dei tagli indiscriminati a scuola, sono diminuite le ore di insegnamento dell’italiano, si ciancia di rendere obbligatorio l’inglese anche per l’apprendimento di altre materie, mentre le ore di scienze sono ridotte all’osso. Oggi invece si ritiene necessario far allenare gli studenti a dormire in ambienti ostili: probabilmente una legittima preoccupazione, visto che i giovani italiani, se si continua così, si troveranno a dormire sotto i ponti, perché prodotti di una scuola che alla ‘mens’ sana predilige il ‘corp’ militare“.

A fronte di queste polemiche, il Ministero dell’Istruzione ha diffuso un comunicato in cui le definisce “ridicole“, in cui tenta di smorzare i contenuti del progetto e spiega: “Le polemiche nate dopo la firma del protocollo ‘Allenati per la vita’ sono assolutamente infondate e finalizzate solo alla distorsione del progetto. L’iniziativa è stata siglata dall’Ufficio scolastico regionale e dal Comando dell’Esercito della Lombardia. Non è stato firmato dai ministri Gelmini e La Russa, come erroneamente riportato da alcuni giornali. I ministri sono stati semplicemente invitati a partecipare ma non erano presenti né alla firma né alla cerimonia“.

L’attività – continua la nota del Ministero –, nata in maniera sperimentale cinque anni fa, è stata ufficializzata con il primo protocollo nel settembre 2007, sotto il governo di centrosinistra. E’ un’ attività sportiva complessa e articolata che ha come primo obiettivo la conoscenza di se stessi, la capacità di lavorare in gruppo e di cooperare e l’acquisizione di competenze nei settori della protezione civile e del soccorso. Non è affatto finalizzata all’esaltazione della cultura militare, come riportano alcuni organi della stampa. Alla firma del protocollo infatti, erano presenti enti come la Croce Rossa e Associazioni di volontariato a vario livello, che poi parteciperanno alla realizzazione delle attività. Uno degli aspetti del progetto, e non il più importante, sono le prove di tiro con l’arco e con la carabina ad aria compressa. Non sono attività paragonabili a tecniche militari, bensì sono le stesse che si svolgono a livello olimpionico. Sono dunque da respingere tutte le interpretazioni finora avanzate, dettate solo dalla volontà di infangare un’iniziativa a cui aderiscono esclusivamente ragazzi e ragazze volontari, nell’ambito dell’insegnamento di ‘Cittadinanza e Costituzione’“.

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