Cassazione: sì al Crocifisso in aula, ma senza imposizioni

Il tema della presenza del crocifisso in aula approda ancora una volta a una sentenza. Questa volta, a distanza di dieci anni da quella pronunciata dalla Corte europea per i diritti dell’uomo, che ne aveva considerata legittima l’esposizione in aula, è la Cassazione ad esprimersi al massimo livello con una sentenza a sezioni unite (numero 24414, pubblicata giovedì 9 settembre 2021): la scuola deve trovare una soluzione condivisa che rispetti i diversi punti di vista, compreso quello di chi è contrario alla sua presenza in classe.

Si conclude così una vicenda, iniziata nel 2009, che aveva visto contrapporsi un docente di Italiano e Storia di un istituto professionale di Terni, Franco Coppoli (militante dell’UAAR, l’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti), che aveva rimosso il crocifisso dalla parete dell’aula in cui insegnava, e il suo preside, che ne aveva disposto con circolare la ricollocazione obbligatoria, attivandosi altresì  perché l’ufficio scolastico provinciale provvedesse alla sospensione del professore per la durata di trenta giorni.

Ora la Suprema Corte, appellandosi ai principi della Costituzione, ha stabilito che “Il docente dissenziente non ha un potere di veto di interdizione assoluta rispetto all’affissione del crocifisso”, ma che “la circolare del dirigente scolastico, consistente nel puro e semplice ordine di affissione del simbolo religioso, non è conforme al modello e al metodo di una comunità scolastica dialogante”.

Da un punto di vista più generale la Cassazione ha stabilito che “L’aula può accogliere la presenza del crocifisso quando la comunità scolastica interessata valuti e decida in autonomia di esporlo, eventualmente accompagnandolo con simboli di altre confessioni presenti nella classe e in ogni caso cercando un ragionevole accomodamento tra eventuali posizioni difformi”. Sulla base di questi principi la Cassazione ha pertanto dichiarato l’illegittimità sia della circolare del preside sia del provvedimento dell’Ufficio scolastico, revocando la sanzione disciplinare inflitta al docente. 

Misurata la reazione della CEI, il cui segretario generale, monsignor Stefano Russo, ha detto che “I giudici della Suprema Corte confermano che il crocifisso nelle aule scolastiche non crea divisioni o contrapposizioni, ma è espressione di un sentire comune radicato nel nostro Paese e simbolo di una tradizione culturale millenaria”. Soddisfatta anche l’UAAR, perché la Cassazione ha formalmente affermato che “nella democrazia costituzionale l’identificazione dello Stato con una religione non è più consentita”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA