Caso Parini. Chi vuole la "tolleranza zero"?

Il liceo Parini di Milano è forse destinato ad entrare di nuovo nella storia dell’evoluzione del costume e dei valori “di tendenza” del nostro Paese. Accadde già agli albori del sessantotto con il caso della “Zanzara“, il giornalino studentesco censurato dalle autorità scolastiche, diventato il simbolo delle lotte studentesche per una scuola più libera e partecipata, meno conformista e autoritaria, più aperta all’interazione sociale e culturale.
Ora la tendenza che emerge dalla vicenda dell’allagamento della scuola da parte dei quattro sprovveduti liceali che temevano il compito in classe di greco sembra andare in tutt’altra direzione. La richiesta dei 22 insegnanti di punire gli allievi colpevoli della bravata in modo esemplare, al di là dei limiti (15 giorni di sospensione) stabiliti dal berlingueriano “Statuto degli studenti e delle studentesse“, intercetta un’esigenza sempre più avvertita dalle famiglie e dall’opinione pubblica, oltre che dagli insegnanti, quella di vedere la scuola restituita a un decente livello di prestigio sociale e di rispetto istituzionale.
E’ un problema che altri Paesi si sono trovati ad affrontare, e che ha comportato l’adozione di misure punitive anche drastiche nei confronti degli allievi e perfino delle loro famiglie. “Tuttoscuola” ha dato notizia, l’anno scorso, della condanna penale di una madre inglese colpevole di non aver controllato che i figli frequentassero regolarmente la scuola, le espulsioni per tutto l’anno per episodi di bullismo e di teppismo sono normali, oltre che in Gran Bretagna, anche in Francia, negli USA, e in molti altri Paesi. L’espressione che è circolata, a questo proposito, è “tolleranza zero“. Ma si addice a un’istituzione, come la scuola, che ha per definizione finalità educative? E come riaffermare, d’altra parte, il rispetto delle regole da parte di tutti gli allievi, compresi i figli della borghesia milanese?
Per parte nostra, vorremmo che il dibattito in Italia evitasse di diventare una disputa, della quale si antivedono segnali preoccupanti, tra punizionisti e perdonisti. Occorre, anche in questo caso, individuare una giusta misura.