Chissà che cosa si saranno detti il ministro Maria Chiara Carrozza e il vicepremier Angelino Alfano incontrandosi nella quiete dell’abbazia vallombrosiana (XI secolo) di Spineto, dove il presidente Letta ha pensato di riunire i suoi ministri per farli dialogare, alla ricerca della maggior coesione possibile tra esponenti di partiti che fino a poche settimane fa si erano dichiarati reciprocamente incompatibili. Tanto che, intervistata da Vittorio Zincone per il supplemento del Corriere della Sera ‘Sette’, la prima ha detto che “ovviamente” mai avrebbe pensato, da dirigente del Pd (responsabile del Forum universitario), di votare per un governo vicepresieduto dal secondo.

E invece non solo l’ha votato, ma ne fa parte, ciò che ha reso ancora più forte la protesta dei giovani militanti del Pd che nei giorni scorsi hanno occupato alcune sezioni, costituendosi in un movimento organizzato (via twitter?) autodenominatosi #occupypd. Che ne pensa il ministro? “Se fossi studente probabilmente starei con loro”, è stata la sua risposta. “Ora combatterò perché il Pd resti unito. E considero l’azione di quei ragazzi fondamentale: ci ricordano i nostri princìpi”.

Disinvoltura e realismo sembrano essere al momento i tratti distintivi del ministro Carrozza, la cui intervista è stata abbinata a un articolo, firmato da Sergio Rizzo, che dà del sistema educativo italiano una rappresentazione pesantemente negativa ponendo sul banco degli accusati praticamente tutti i ministri dell’istruzione della prima e della seconda Repubblica, da Malfatti a Falcucci a Berlinguer, “apripista della nuova generazione dei Tullio De Mauro, Letizia Moratti, Mariastella Gelmini, Francesco Profumo. Per una bocciatura collettiva e senza appello”.

Un quadro disastroso che, alla luce dei fallimenti registrati dalle formule politiche ‘partisan’, dovrebbe far riflettere sulla necessità di uno sforzo unitario, dell’intero Paese, a sostegno di un sistema educativo diverso e migliore. Avranno parlato anche di questo Alfano e Carrozza?