Carriera per merito? Diffidenza della Lega

Il merito passa prima dai concorsi regionali riservati a chi ha il domicilio sul territorio

Nella consultazione per la Buona Scuola la progressione di carriera per merito è stata salutata positivamente a larga maggioranza, purché non disgiunta dal riconoscimento dell’anzianità.

E proprio di riconoscimento del merito professionale dei docenti ha parlato ieri il premier nella convention del PD sulla Buona Scuola.

La Lega, però, per voce del suo responsabile scuola, Mario Pittoni, resta diffidente per un possibile uso politico del merito. «Dove sta la credibilità della “Buona scuola” di Renzi su reclutamento e valutazione degli insegnanti in base al merito, dichiara Pittoni – quando nell’annunciarla il capo del Governo neanche accenna alla storica questione della disomogeneità di valutazione sul territorio, che penalizza anche i docenti davvero bravi del Sud? La verità purtroppo è che da sempre per il Pd il riconoscimento concreto del merito è un “optional”, quando non legato addirittura all’orientamento politico dell’interessato.

Non sappiamo cosa pensino di questa considerazione i dirigenti scolastici a cui dovrebbe spettare di guidare il nucleo di valutazione d’istituto, ma tant’è.

Quale è, allora, la proposta alternativa della Lega? I concorsi.

Se davvero ci si vuol muovere in quella direzione – prosegue Pittoni – la strada c’è: i concorsi gestiti su base regionale, peraltro assolutamente in linea con il dettato costituzionale. Una volta risolto il pasticcio dei precari, ognuno potrà scegliere in quale regione eleggere il proprio “domicilio professionale” (norma europea già recepita dall’Italia), senza vincolo di residenza, per poi confrontarsi ad armi pari con gli altri iscritti in quella regione. Il vantaggio principale è quello di togliere appetibilità ai corsi on line più o meno fasulli (spesso ridottisi a puro “mercato” dei punti) e allo scambio di favori tra strutture private e docenti (in particolare ore di insegnamento gratuite in cambio di punti), primi responsabili dell’attuale squilibrio.

A dire il vero il piano della Buona Scuola, prevedendo crediti didattici, professionali e formativi, sembra proprio non lasciare spazio ad altre forme di credito, sembra andare nella direzione auspicata dal responsabile scuola della Lega.

Mette inoltre in “competizione” gli aspiranti all’insegnamento iscritti ai vari albi regionali spingendoli a migliorarsi, conclude Pittoni. Un candidato bravo, ma iscritto in una regione dove i bravi sono tanti, sarà infatti spinto a iscriversi nella regione vicina che magari ha meno bravi e offre più opportunità di lavoro. A quel punto però gli iscritti in quella regione avranno tutto l’interesse a darsi da fare per crescere professionalmente e non farsi sfuggire l’opportunità di conquistare la cattedra».