Carriera docenti/2: in Parlamento due proposte di segno opposto

Chi ritiene che introdurre uno sviluppo di carriera tra i docenti sia un preciso impegno preso dal Governo nell’ambito del PNRR e anche un’occasione da non perdere per creare le condizioni per innalzare l’efficacia del servizio educativo, volge ora lo sguardo al Parlamento, e in particolare ai senatori di Palazzo Madama.

In sede di conversione in legge del DL 36 sono stati presentati diversi emendamenti in Senato sul tema. Si tratta, da una parte, di emendamenti dal testo identico presentati da Forza Italia-Udc, Italia Viva e Fratelli d’Italia, e, dall’altra, di un emendamento presentato dal PD.

Lo sviluppo di carriera individuato dai due emendamenti è notevolmente diverso nella sua struttura.

Quello presentato dai partiti di centro-destra e da Italia Viva, ispirato dalla proposta che l’on. Valentina Aprea (Forza Italia) anni fa presentò anni fa in uno specifico disegno di legge, prevede tre diversi livelli di docenza con propri sviluppi di carriera, mentre quello del PD prevede soltanto anticipazioni stipendiali all’interno della progressione salariale legata esclusivamente all’anzianità di servizio. “Resta ferma la progressione salariale di anzianità”, esplicita l’emendamento, in ciò confermando quanto contenuto nel DL 36: per definizione, questo principio esclude che si possa parlare di una vera carriera, oltre al fatto che l’emendamento del PD non istituisce differenziazioni e profili diversi all’interno della funzione docente, ai quali corrispondano livelli retributivi, di seniority e di responsabilità diversi.

Pur trattando lo stesso argomento (carriera dei docenti), le due proposte sono insomma radicalmente diverse nella loro struttura: articolata e ampia la prima, semplificata al massimo quella del PD strettamente dipendente dalla formazione in servizio (incentivata).

Entrambe dovranno ora passare al vaglio dell’ammissibilità, ma, se ammesse, difficilmente potranno confluire in un unico testo condiviso. Il timore è che potrebbero diventare possibile terreno di veti incrociati che potrebbero affossarli, anziché occasione imperdibile per una svolta di portata storica per la funzione docente. Se il Parlamento vuole veramente svolgere la sua funzione centrale rimettendo in carreggiata un provvedimento che non centra gli obiettivi attesi, non è opportuno che le principali forze politiche si sforzino di trovare un concreto punto di accordo che faccia fare un salto di qualità al sistema di istruzione?

© RIPRODUZIONE RISERVATA