Carriera dei docenti: per l’ADI è ‘dentro al tunnel’

Nessuna riforma, in nessun Paese, è mai stata realizzata senza il decisivo apporto degli insegnanti, e senza il loro consenso.
Molti ritengono tuttavia (e se ne accenna anche nel Quaderno di Treellle) che la questione di una più moderna ed efficace configurazione dello stato giuridico dei docenti vada posta in via preliminare, costituendo una vera e propria condizione di fattibilità dell’innovazione. Su questo punto, com’è noto, si confrontano in Italia due diversi approcci: il primo punta su una soluzione legislativa del problema (sono in discussione, in Parlamento, due proposte di legge in materia, che prevedono tre distinte figure di docente: tirocinante, ordinario, esperto); il secondo punta su un accordo di tipo contrattuale, che garantirebbe un più ampio consenso da parte della categoria degli insegnanti. Ma avrebbe l’inconveniente di non intervenire sul nodo di fondo della questione, che è l’unicità della funzione docente.
Secondo l’ADI (Associazione Docenti Italiani, www.bdp.it/adi) è proprio questo il problema che il documento sulla carriera predisposto dalla commissione ARAN-MIUR-Sindacati non affronta, finendo per far restare la carriera dei docenti “dentro al tunnel“. Nel documento della commissione si afferma, per esempio, che in futuro non dovrebbe essere solo l’anzianità di servizio a caratterizzare la carriera dei docenti, ma anche i “crediti professionali” e quelli “formativi“, i primi acquisibili e certificabili sul campo, nella scuola, i secondi attraverso ulteriori percorsi formativi (ma evitando, dice il documento, “la dominanza di una formazione solamente accademica“).
Si sostiene, osserva l’ADI, che i crediti darebbero accesso, per esempio, a forme di esonero parziale dall’insegnamento per svolgere attività di ricerca anche esterne alla scuola, a compiti di coordinamento di dipartimento, di progetti, di rete; ad incarichi speciali come la formazione di pari o la cura di laboratori. Tutte attività che porterebbero sì a differenziare le mansioni, ma non a superare l’unicità della funzione, che è invece la condizione base per parlare davvero di una carriera professionale.