Carriera dei docenti nel limbo/1. La proposta

La novità è costituita dal fatto che in futuro non dovrebbe essere più, o meglio non dovrebbe essere solo, l’anzianità di servizio a caratterizzare la carriera dei docenti, ma anche i crediti formativi e quelli professionali. Dopo mesi di silenzi e di mormorii, è questa in sostanza la proposta elaborata dalla commissione mista MIUR-ARAN-Sindacati (più alcuni esperti, tra cui Luisa Ribolzi) che ha concluso i suoi lavori lo scorso 25 maggio, quasi cinque mesi dopo il termine stabilito dall’art. 22 del contratto scuola.
L’idea di fondo che caratterizza la proposta è che la carriera del docente deve fare riferimento essenzialmente al lavoro che egli svolge in classe con i suoi allievi, all’impegno di ricerca, di studio, di disponibilità sul campo testimoniato anche dagli incarichi ricevuti (crediti professionali), nonché all’acquisizione di crediti formativi, evitando però “la dominanza di una formazione solamente accademica” e “il rischio di un approccio sommativo e/o cumulativo di certificazioni cartacee rispondenti a criteri di tipo burocratico-amministrativo“. In ogni caso la certificazione dei crediti professionali dovrebbe essere affidata alla stessa istituzione scolastica dove essi sono maturati, garantendo trasparenza e oggettività della valutazione attraverso una non meglio precisata “validazione effettuata a livello territoriale“.
Si accenna poi, ma solo “ad un certo punto della carriera” (cioè dell’anzianità di servizio) a forme di esonero parziale dall’insegnamento per svolgere attività di ricerca anche esterne alla scuola (presso Università, IRRE, Scuole di specializzazione), funzioni di coordinamento (di dipartimento, di progetti, di rete o di territorio), incarichi speciali (formazione di pari, tutorato verso altri insegnanti, orientamento, laboratori, biblioteca).